Lombardia

Tangenti: tutti assolti, anche Penati

'Messo fine a ingiustizia durata 4 anni'. Applausi in tribunale

Redazione Ansa

(dell'inviata Francesca Brunati) 

E' stata accolta tra gli applausi la sentenza con cui il Tribunale di Monza ha mandato tutti assolti gli 11 imputati, tra cui Filippo Penati, sotto processo per il cosiddetto 'Sistema Sesto'.

"E' stata messa fine a una ingiustizia durata quattro anni e mezzo", ha esultato l'ex uomo forte del Pd a Milano e in Lombardia. "Non ho mai dubitato" di lui, ha twittato Pier Luigi Bersani. La decisione del collegio è arrivata al termine di un processo cominciato a maggio di due anni fa. Processo nel quale, durante le prime udienze, l'ex presidente della Provincia di Milano, dopo aver ripetuto più volte di voler rinunciare alla prescrizione che aveva cancellato il cuore dell'inchiesta con al centro le presunte tangenti per la riqualificazioni delle ex aree Falck e Marelli, non si è presentato in aula per formalizzare la sua intenzione. Per tanto ai giudici, grazie anche alla legge Severino, non è rimasto che passare un definitivo colpo di spugna e alla Corte di Cassazione bocciare il suo ricorso.

Una vicenda processuale per cui Penati fu criticato ma che oggi è passata in ultimo piano dopo il verdetto con cui l'ex numero uno di Palazzo Isimbardi, le altre nove persone e la società Codelfa sono stai assolti dalle accuse di corruzione e di finanziamento illecito con formula in parte piena e in parte dubitativa. Formula, quest'ultima, che fa ipotizzare che per i giudici il 'Sistema Sesto' sia esistito ma che in dibattimento non sia stata raggiunta la prova piena della colpevolezza che, escluso i casi Falck e Marelli, riguarderebbe, a vario titolo, tre episodi di corruzione e due di finanziamento illecito ai partiti (uno dei quali tramite Fare Metropoli, la associazione culturale fondata da Penati). Oltre a Penati (per lui erano stati chiesti 4 anni di carcere), le assoluzioni riguardano Bruno Binasco e Norberto Moser, rispettivamente ex componente del cda ed ex ad di Codelfa (gruppo Gavio), l'architetto Renato Sarno ("E' stata una sentenza coraggiosa e onesta anche se da questo processo ho ricevuto un danno enorme"), Giordano Vimercati, ex capo di gabinetto della Provincia di Milano (l'unico per cui la Procura aveva chiesto di assolvere), Antonino Princiotta, ex segretario generale di Palazzo Isimbardi, Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina, gli imprenditori che con le loro accuse hanno dato un contributo alle indagini, Massimo Di Marco, ex ad di Milano-Serravalle, Gianlorenzo De Vincenzi dirigente della società autostradale e la stessa Codelfa finita alla sbarra in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

"In questi quattro anni e mezzo ho soltanto avuto a cuore di ristabilire, davanti all'opinione pubblica, la mia onorabilità" ha rincarato l'ex capo della segreteria di Pier Luigi Bersani. Dopo aver ringraziato più volte il suo legale, l'avvocato Matteo Calori, ha proseguito: "Non sono un corrotto, non ho mai fatto nulla contro la pubblica amministrazione. Sono solo stato vittima di una grande ingiustizia e oggi gioisco". E ancora: "Sono estraneo al sistema Sesto, che non esiste. Sulla vicenda Milano-Serravalle non ho mai fatto alcun atto illecito. Esce pulita anche la mia immagine di amministratore. E' stata una vittoria sofferta". E il capitolo andato in prescrizione? "E' entrato nel processo - ha risposto - e ho già denunciato l' imprenditore Pasini, che dovrà risponderne in tribunale, e prossimamente farò altrettanto con Di Caterina. Io non ho costretto nessuno - ha continuato - né sono stato corrotto e la vicenda dei prestiti è stata una bufala per coprire problemi propri". Infine, alla domanda se tornerà in politica, l'ex sindaco di Sesto San Giovanni ha replicato: "Un problema al giorno. Questa vicenda mi ha profondamente segnato. La politica rimane una grande passione ma adesso non voglio prendere alcuna decisione". Il pm Franca Macchia, secondo cui la prescrizione ha "sfasciato" l'indagine e reso "più difficile il resto", ha detto di ritenere "non si possa sostenere che il 'Sistema Sesto' non esiste". E ha aggiunto che "si riserva di impugnare solo dopo aver letto le motivazioni". Motivazioni che saranno pronte in novanta giorni. Dopo di che si attende una maratona, perché tutto andrà in prescrizione nel 2016. 

Leggi l'articolo completo su ANSA.it