Lombardia

La sorella di Yara, mai visto Bossetti prima del fermo

Teste, un uomo nel campo in cui trovai il corpo

Redazione Ansa

Yara:La sorella Keba,mai visto Bossetti prima del fermo

Teste, c'era un uomo al limite del campo in cui trovai il corpo

(dell'inviato Stefano Rottigni)

(ANSA) - BERGAMO, 18 SET - La difesa di Massimo Bossetti non sembra per ora porre particolare attenzione a quell'uomo che, nel pomeriggio del 26 febbraio del 2011, osservo' per un quarto d'ora, al limite del campo di Chignolo d'isola, Ilario Scotti, impiegato con l'hobby dell'aeromodellismo, mentre aspettava l'arrivo delle forze dell'ordine dopo aver trovato un corpo che si rivelera' essere quello di Yara Gambirasio.Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini preferiscono soffermarsi sulla descrizione che Scotti fa di quel luogo: un "campo minato", hanno detto, pieno di rovi e sterpaglie tanto da rendere improbabile un'aggressione a una ragazza che cerca di fuggire ed e' colpita piu' volte mentre il suo assassino la insegue. Il racconto di quell'uomo che sale su un panettone di cemento posto al limite del campo, dopo essere sceso da un'utilitaria, osserva per quindici minuti Scotti e se ne va quando sente le prime sirene arrivare ha comunque destato impressione nell'aula in cui Keba Gambirasio ha detto, e nelle udienze scorse lo avevano affermato anche i suoi genitori, di non aver mai visto Bossetti prima del suo fermo del giugno scorso. Un punto a favore degli avvocati, a detta loro, in quanto dimostra come "i mondi di Yara e Bossetti fossero del tutto diversi". ''Se fosse successo qualcosa di preoccupante lo avrei saputo, se avesse avuto qualche approccio me lo avrebbe detto'', ha spiegato Keba, la quale anche parlato del diario della sorella che ogni tanto sbirciava mentre insieme facevano i compiti. Anche nel diario non aveva trovato cose allarmanti o strane. In aula ha deposto anche l'ultima persona che vide Yara mentre si accingeva a uscire dalla palestra. Fabrizio Francese era andato a prendere la figlia e ricorda come alle 18:40 "io stavo entrando, lei stava uscendo e mi sorrise. Le dissi ciao, Yara". Ebbe la netta sensazione che stesse uscendo "ma non mi girai a guardarla". Non senti' la porta dell'ingresso principale della palestra chiudersi ma e' convinto che stesse andando verso questa e non verso quella laterale. Non vide furgoni fuori dall'impianto sportivo. Rimane scolpito il racconto di Scotti che trovo' casualmente il corpo della ragazza perche' uno dei suoi aeromodelli si era guastato ed era atterrato in fondo al campo. Recupero' l' aeroplanino bianco e rosso, "e vidi - ha detto - qualcosa che sembrava un mucchio di stracci. Rimasi in quel posto per il timore di non riuscire a vederlo piu'. Chiamai il 113: mi dissero, ha le scarpe? Nere risposi. Pantaloni? Neri. Non si muova da li, mi risposero''. E mentre attendeva, apparve quell' uomo che comincio' a guardarlo a lungo "poco piu' alto della sua utilitaria, di 50-55 anni, con un giubbetto da pensionato". Si dileguo' quando senti' le sirene. Oggi ha deposto anche un consulente della Procura che si occupo' dell'analisi dei computer della famiglia Gambirasio: uno usato in comune, l'altro dalla sola Keba che il 27 novembre, il giorno dopo la sparizione della sorella, cambio' il proprio account. Per il resto un uso "familiare" di quei computer, "senza comunicazioni con terzi", al di la' di mail di lavoro di Fulvio Gambirasio e l'uso di un social network con cui la tredicenne si teneva in corrispondenza con degli studenti tedeschi. Nulla di anomalo nemmeno nel lettore Mp3 che Yara aveva con se' quando fu trovata cadavere e nella sim del suo telefono, con 78 numeri registrati; quelli di parenti, amici. L'apparecchio, invece, non fu mai trovato. (ANSA).

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