Lombardia

Vecchioni, R.Banfi e Acerbi, così sconfitto il cancro

Le loro parole a confronto con gli oncologi riuniti a Madrid

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 29 SET - Messaggi di speranza dagli oncologi italiani, a Madrid in occasione del Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo); messaggi di speranza a Milano da personaggi famosi che hanno incontrato e vinto il cancro. Si sono incrociate questa sera a Milano, in collegamento via satellite, le parole di medici e pazienti in un'iniziativa di Esmo e del 'Corriere della sera'.

    A Milano Roberto Vecchioni, che - come ricorda il testo di una sua famosa canzone - ha ''conosciuto il dolore di persona... siamo amici da sempre... e l'ho preso a colpi di canzoni e parole...'', ma che ammette di essere uscito vincitore dalla sua lotta solo perché, grazie alle insistenze di sua moglie, ha controllato sempre la sua salute, scoprendo un tumore al rene che non gli aveva dato fino ad allora alcun sintomo. A Madrid, il professor Fortunato Ciardiello, presidente eletto di Esmo, sottolinea come la prevenzione, alla base di moltissime guarigioni, significa dieta 'mediterranea' a base di frutta e verdura, con esercizio fisico, e programmi di screening.

    A Milano Rosanna Banfi, l'attrice figlia di Lino Banfi, che ha lottato e vinto contro un tumore della mammella, ma che si sente una ''sopravvissuta'', avendo accettato la chemioterapia, i cui effetti collaterali, compresa la perdita dei capelli, anziché deprimerla l'hanno rafforzata. E da Madrid le risponde la senologa Grazia Arpino (Napoli) ricordando a tutte le donne che ''se il tumore è preso in tempo, la percentuale di guarigione completa dal tumore al seno è dell'80%, mentre solo 20 anni fa le probabilità erano la meta'''.

    L'esperienza infine di Francesco Acerbi, 26 anni, calciatore del Sassuolo, uscito bene dalla brutta avventura dello scorso anno quando un controllo medico mise in evidenza un tumore a un testicolo. ''Ma la chemio che sono stato costretto a fare - ha detto - mi ha reso più forte, perché mi ha cambiato in meglio, mi ha fatto aprire la mente''. Un bene, secondo lo psichiatra Claudio Mencacci (Milano), per il quale la gestione della sofferenza emotiva del paziente oncologico deve essere parte della cura.(ANSA).

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