Liguria

Morandi, gli avvocati delle difese: "Mion è inattendibile"

"Le sue dichiarazioni risultate prive di riscontri"

Il crollo del Ponte Morandi

Redazione Ansa

"Le difese rappresentano che le dichiarazioni di Mion sono risultate del tutto prive di riferimenti oggettivi e riscontrabili e rese da un soggetto che all'esito dell'esame si è dimostrato inattendibile". Lo scrivono in una nota gli avvocati delle difese coinvolte nel processo del crollo del ponte Morandi. Mion aveva detto ieri in aula che si sapeva dal 2010 dei rischi di crollo per il ponte ma che nessuno credeva che potesse crollare. 

 

Morandi, Mion: 'Non feci nulla per il ponte, tenevo al posto di lavoro'

 

"Per certo vi è che il signor Mion della riunione 'memorabile' non ricordava il giorno, il mese, l'anno, la stagione e neppure i partecipanti di quella riunione e, ad espressa domanda della difesa, ha smentito la consapevolezza di qualsiasi rischio di crollo. Anzi ha confermato che gli uffici tecnici preposti avevano garantito la sicurezza della infrastruttura", dicono gli avvocati degli indagati.
    "Del resto, nell'esame odierno una figura apicale di Aspi quale l'ing. Tozzi ha escluso che nel corso delle cosiddette 'induction' e in particolare nella riunione di settembre 2010 siano mai emersi 'difetti di progettazione' o rischi di alcun genere riferiti al ponte Morandi. Infine, è ampiamente emerso a dibattimento come nessuno abbia potuto riferire a Mion di una 'autocertificazione'. Infatti la sorveglianza sul ponte avveniva sia attraverso Spea sia attraverso altre società terze ed esperti qualificati che nel corso degli anni si sono avvicendati". 

Tozzi, alle riunioni non sentii parlare di rischio crollo 
Morandi era sotto costante monitoraggio non evidenziava problemi 
"Alle riunioni di induction del 2010, compresa quella di settembre, non sentii parlare di rischio crollo. Io però mi occupavo delle nuove opere e non stavo tutto il tempo ma solo per la parte di mia competenza". A dirlo in aula, nel corso del processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime) è stato Gennarino Tozzi, all'epoca direttore Sviluppo nuove opere di Aspi. Ieri era stato Gianni Mion, l'ex numero uno di Edizione, la holding della famiglia Benetton, a dire che in uno degli incontri "i tecnici avevano spiegato che il Polcevera aveva un difetto di progettazione e che c'erano delle perplessità sul fatto che potesse restare su. Anche se nessuno pensava che crollasse". Tozzi è stato sentito in particolare su una riunione del 10 novembre 2010 del Comitato di completamento lavori di Aspi nel corso della quale lesse alcune slide che sintetizzavano una relazione di Spea, la società controllata che si occupava delle ispezioni e manutenzioni. In quelle slide si diceva che il Morandi "era sotto costante monitoraggio e che lo stato di conservazione in quel momento non evidenziava problemi strutturali". Ma parlare del viadotto Morandi nel corso di quella riunione "era una cosa che aveva poco senso in quella sede. È stato un argomento eccezionale - ha sottolineato Tozzi - perché in quel comitato non si parlava di opere già esistenti ma di stato di avanzamento delle nuove opere". "Me lo chiese forse Castellucci di parlare del ponte in quella riunione, forse era emersa l'esigenza in una precedente riunione di induction". Nel corso dell'udienza Tozzi, a domanda dei legali di Castellucci e delle parti civili, ha spiegato anche che era stata contemplata l'ipotesi "di demolire il ponte perché necessario alla realizzazione della Gronda autostradale e non per problemi di manutenzione".

 

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