Liguria

Uccisa da fratello: interrogati agenti chiamati da famiglia

Indagati con medico per presunte omissioni e sottovalutazioni

Redazione Ansa

Sono stati interrogati i due agenti di polizia e la dottoressa della Salute Mentale della Asl3 indagati nell'inchiesta nata dopo l'omicidio di Alice Scagni, la donna uccisa dal fratello Alberto il primo maggio sotto casa a Genova Quinto. Il dirigente della sala operativa della Questura (difeso dall'avvocato Pietro Bogliolo), l'agente (avvocato Rachele De Stefanis) e la dottoressa (avvocato Andrea Sciello) sono accusati delle presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi lanciati dai familiari (assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo). Dopo gli interrogatori la procura potrebbe chiudere le indagini in poco tempo.
    Il dirigente e l'agente hanno spiegato al pm Paola Crispo e all'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati di avere chiesto ai genitori se il figlio fosse nelle vicinanze al momento della chiamata alla centrale operativa e quindi se il pericolo fosse imminente. Alla risposta negativa i poliziotti hanno detto ai genitori di richiamare la centrale se il figlio si fosse presentato sotto casa loro o della figlia, e così avrebbero mandato le volanti.
    Il fascicolo bis era nato dopo le accuse e la denuncia presentata dalla madre della vittima e dell'omicida, Antonella Zarri, e dal marito.
    Sette ore prima dell'omicidio, i genitori avevano ricevuto una telefonata delirante del figlio che chiedeva soldi. "Fra 5 minuti io controllo il conto, se non c'ho i soldi stasera Gianluca (Calzona, marito della vittima, ndr) e tua figlia sai dove c... sono, lo sai dove c... sono?". Quella telefonata è in mano al pubblico ministero Paola Crispo insieme alle altre recuperate dalla centrale operativa.
    Secondo la madre dei due ragazzi alla loro richiesta di aiuto era seguito solo immobilismo. Mentre per i difensori degli agenti in quel momento non c'era alcun pericolo imminente.
    Scagni, l'omicida, difeso dagli avvocati Maurizio Mascia ed Elisa Brigandì, è stato sottoposto a perizia psichiatrica.
    Secondo Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari, l'uomo e' semi infermo di mente ma capace di stare in giudizio. Il consulente della procura Giacomo Mongodi lo aveva definito pienamente capace. (ANSA).
   

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