Liguria

Aspi: 11mila liguri aderiscono a class action da 4,5 mld

Crucioli-Sansa, 'il 14/10 Tribunale Roma valuterà ammissibilità'

Redazione Ansa

Più di 11 mila liguri hanno già aderito alla richiesta di una class action da 4,5 miliardi di euro contro Aspi per ottenere un risarcimento di 3.000 euro ciascuno per i danni d'immagine, economici e sociali subiti a causa del crollo del ponte Morandi e dei conseguenti cantieri autostradali infiniti. Lo rendono noto i consiglieri della Lista Sansa in Consiglio regionale, Ferruccio Sansa e Roberto Centi, promotori dell'azione affidata allo studio legale dell'avvocato Mattia Crucioli. "Un'udienza al Tribunale di Roma il 14 ottobre dovrà valutare l'ammissibilità della class action più grande della storia d'Italia - spiega Crucioli -. Entro 30 giorni ci sarà la pronuncia, in caso di ammissibilità si aprirebbe la fase delle adesioni".
    "In Liguria c'è stato il tentativo di inciuciare con Aspi, invece noi cerchiamo di inchiodare Aspi alle sue responsabilità", afferma Sansa. Le pre adesioni sono state raccolte attraverso il sito www.classactionautostrade.org.
    I legali di Aspi hanno sollevato diverse eccezioni tecniche per dimostrare l'inammissibilità della class action da 4,5 miliardi di euro contro Autostrade per l'Italia per i danni d'immagine, economici e sociali subiti dai liguri a causa del crollo del ponte Morandi e dei conseguenti cantieri autostradali infiniti ha riferito Mattia Crucioli che ha definito "un grandissimo autogol la scelta dei legali di Aspi di depositare anche l'ordinanza del Tribunale di Genova che esclude 500 parti civili dal processo". "Secondo i legali di Aspi la class action è disomogenea, sostengono che non si può utilizzare un criterio geografico per risarcire i liguri perché all'interno di questa caratteristica ci sono persone che hanno subito un certo tipo di danno e altre persone un altro tipo di danno - spiega Crucioli -. Un'obiezione sensata ma noi abbiamo chiesto il limite più basso di risarcimento, cioè 3.000 euro, per ogni ligure che ha subito minori danni". "Contestano l'entrata in vigore della nuova norma sulle class action in Italia dopo il crollo del ponte Morandi e hanno depositato l'ordinanza del Tribunale di Genova che ha escluso dal risarcimento 500 parti civili su 700 sostenendo che chiediamo danni simili e il tribunale penale ha già ritenuto che non siano immediatamente correlabili. E' un autogol perché i presupposti dell'azione civile in sede penale sono molto più stringenti, ci vuole un danno immediato e diretto, mentre per l'azione di classe si seguono altri criteri, la prova può essere data anche su base statistica" sostiene Crucioli.

   "La class action contro Aspi è un'azione innovativa, la prima del genere in Italia, perché intende tutelare i residenti in un territorio" sottolinea Mattia Crucioli. "Il Tribunale di Roma il 14 ottobre si troverà per la prima volta di fronte a uno strumento di questo tipo, non c'è giurisprudenza sul tema, dato che prima l'azione di classe in Italia era prevista solo per i consumatori" ricorda l'avvocato. "E' una via di mezzo tra un'azione giudiziaria e una politica, cerchiamo di supplire alla mancanza della Regione Liguria e del Comune di Genova, che avrebbero dovuto tutelare in maniera diversa i cittadini da loro rappresentati - sostiene Crucioli -. Il Comune ha accettato un 'pagherò' in infrastrutture future come risarcimento, mentre il danno c'è stato e prosegue". "Aspi è costata agli italiani 9 miliardi di euro per ricomprarsi una cosa già loro, ci hanno lasciato 9 miliardi di euro di debiti, più 20 miliardi di cantieri autostradali infiniti e si sono intascati circa 10 miliardi di euro di utili negli ultimi anni - denuncia il capogruppo Ferruccio Sansa -. Non possiamo permettere che Aspi se ne esca dal disastro provocato in Liguria senza aver pagato pegno. È una questione che riguarda tutti gli italiani".

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