Liguria

Mostre: a Genova il diario di viaggio del Capitano d'Albertis

'Colazione a Melbourne e pranzo a Yokohama'. Trovate foto Lindt

Redazione Ansa

(ANSA) - GENOVA, 16 NOV - 'Colazione a Melbourne e pranzo a Yokohama' è il titolo della mostra (curata da Maria Camilla De Palma, in collaborazione con Ken Orchard e Monica Galassi) che, dal 18 novembre al 6 marzo nel suggestivo Castello d'Albertis a Genova, racconta l'albo di viaggio di Enrico Alberto D'Albertis e le fotografie australiane di John William Lindt. La mostra nasce dai ricordi materiali del primo viaggio intorno al mondo del capitano d'Albertis, dal Borneo al Perù, attraverso India, Australia e Nuova Zelanda, Cina e Giappone, Stati Uniti e Centroamerica. Esposti come in una camera delle meraviglie e riproposti in trofei di caccia secondo l'allestimento dell'epoca voluto dallo stesso d'Albertis, questi oggetti materializzano lo sguardo ottocentesco verso l'Altro, aiutando il visitatore a passare da una concezione in cui le popolazioni indigene extraeuropee erano trattate come oggetto di scatti fotografici ed esposizioni esotiche, a una in cui vengono coinvolte come soggetto della storia. Tra le numerose storie, ce n'è una che ha aperto per il museo nuove e inaspettate narrative e connessioni: la ricevuta di acquisto dallo studio di Melbourne del fotografo tedesco J.W. Lindt (1845-1926) di immagini scattate in Australia, scatti costruiti in studio da Lindt stesso, che ritrae aborigeni australiani e paesaggi pittoreschi. Le collaborazioni con Monica Galassi e il suo progetto Archivi Aborigeni in Italia hanno messo in luce l'importanza di queste fotografie per la ricostruzione della storia coloniale australiana e con Marika Duczynski ha messo in luce come questa documentazione sia connessa a persone e culture viventi e non ferme nel tempo.
    Infine, l'incontro nel 1878 di d'Albertis con Edoardo Chiossone che viene celebrato con una sala dedicata al Giappone. Tra queste, l'albo di fotografie di usi e costumi giapponesi, realizzate e stampate da Raimund von Stillfried nel suo studio di Yokohama (ANSA).
   

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