Liguria

LA STORIA :Cammina per sei ore per la figlia disabile

Donna era a lavoro in centro,ha sfidato la pioggia e la piena dei torrenti

Redazione Ansa

"Pur di tornare a casa da mia figlia disabile e con una malattia terminale ho camminato sei ore sotto l'acqua con le piene di rii e torrenti in corso": è drammatico il racconto di Giuseppina Dagnino, un'operatrice socio sanitaria di una struttura per anziani nel centro di Genova, che ieri ha attraversato il centro cittadino e buona parte della Valpolcevera per raggiungere il borgo genovese di San Quirico per stare assieme alla figlia. "Ho camminato sei ore sotto l'acqua battente che a tratti si trasformava in nubifragio. Mi sono fatta coraggio e mi sono messa in marcia. Ho camminato dalle 12:50 alle 19, mentre sulla città accadeva il finimondo", dice Giuseppina.

I mezzi pubblici, racconta, non circolavano nella zona che dovevo raggiungere, le strade erano interrotte da frane e allagamenti. "Così, senza bus, senza la possibilità di prendere un taxi, con la paura addosso, ma sostenuta dall'amore per mia figlia, ho deciso di sfidare tutto e raggiungere la nostra casa. Avevo paura ma continuavo a marciare. Dovevo tornare a casa perché ho una figlia disabile malata e un marito malato". Giuseppina racconta di essere caduta tre volte nel lungo tragitto tra pozze d'acqua e fango. "Passo dopo passo e con il passare del tempo, sentendomi sempre più vicina ai miei cari ho trovato la forza per proseguire. Cadevo e mi rialzavo più volitiva di prima". Arrivata a casa l'abbraccio della figlia e del marito le hanno fatto dimenticare paura e fatica. Ma l'odissea non era finita. Una frana era caduta proprio accanto all'abitazione di Giuseppina, per il cedimento di un muraglione di contenimento, che l'ha isolata. Le pietre sono ancora in mezzo alla strada: "Ho chiamato i pompieri mi hanno detto che non riuscivano a venire e mi hanno consigliato di mettere al sicuro mia figlia, di non tenerla a piano terra". "La porto in alto, in Paradiso", mi sono detta. "La verità è che qui, in caso di disastri, siamo abbandonati". Oggi la casa di Giuseppina è baciata dal sole e intorno a sé ha alcuni volontari. La sfida di sei ore al nubifragio per tornare a casa è un ricordo: a tutto il resto penserà.

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