Liguria

Alluvione Genova: De Andrè e Baccini, colpa della politica

I due artisti 'capipopolo' per chiedere le dimissioni del sindaco Doria e del governatore Burlando

Redazione Ansa

La musica a gridare la rabbia di Genova. Tra i cittadini scesi in piazza a Genova per chiedere le dimissioni del sindaco Marco Doria, del presidente della Regione Claudio Burlando, dei vertici di Arpal (i previsori meteo), c'erano anche i cantautori genovesi Francesco Baccini e Cristiano De Andrè. Sono stati loro i primi a gridare, sono stati loro a guidare il corteo, sono stati loro a incontrare il sindaco, mentre la tensione saliva e un consigliere comunale si prendeva spintoni, insulti e sputi prima di entrare a Palazzo Tursi, sede del Comune, dove si teneva il consiglio.

Questo mentre mentre il palazzo diventava bersaglio di uova, monetine, accendini, bottigliette di plastica per colpa di un dipendente che si era affacciato e aveva pensato di 'restituire' una bottiglietta ai manifestanti. Via Garibaldi: il salotto cittadino è blindato per proteggere Palazzo Tursi, l'accesso al municipio è vietato, con percorso obbligato tra i caruggi, dove di solito regna l'amore a pagamento, per raggiungere gli estremi della via. In mille si erano radunati in piazza De Ferrari, tanti avevano risposto all'appello del comitato spontaneo #OraBasta, contro la mancanza dei lavori che avrebbero potuto evitare le alluvioni. Bandiere di Genova, qualche Tricolore e poi lo striscione con la scritta "Dimissioni".

In prima fila, a sorreggerlo, cittadini comuni e due figli noti della città, Francesco Baccini e Cristiano De André: sono loro i primi a gridare "Vergogna, licenziamoli!". Sono loro a gridare "Doria e Burlando devono andare a casa per manifesta incapacità di governo". Rabbia, urla, e un applauso. Quello che i manifestanti regalano ad Antonio Campanella, la vittima della furia del Bisagno la notte del 9 ottobre scorso. La manifestazione fa cambiare l'ordine dei lavori del Consiglio comunale che diventa ancora una volta essenzialmente dedicato all'alluvione. Doria, il sindaco, incontra i manifestanti, annuncia lo stanziamento di 2 milioni per coprire le tasse comunali sospese. Intanto in un altro palazzo si svolge il Consiglio regionale, da dove arrivano 20 milioni per le gare d'appalto per i danni sotto i 40mila euro, e dove è in discussione la sfiducia a Burlando e all'assessore alla protezione civile Raffaella Paita. Che non ci sarà. Ma verso la politica c'è la sfiducia della gente, di quei mille che hanno trovato in Baccini e De Andrè due capipopolo. Il figlio di Faber (il padre dedicò all'alluvione del 1970 la canzone Dolcenera) ha deciso di scrivere un bravo dedicato agli angeli del fango e di organizzare un concerto con tanti ospiti per gli alluvionati. Baccini sarà al suo fianco. E entrambi puntano il dito contro la politica.

"In piazza oggi ci dovevano essere 50 mila persone per gridare che chi sbaglia deve pagare, ma qui non paga mai nessuno. Non è colpa del Tar se i lavori non sono stati fatti, ma della politica", dice Baccini. "E' inconcepibile avere i soldi per fare un'opera e non realizzarla", sottolinea De André riferendosi agli interventi sul torrente Bisagno. La politica risponde. Lo fa con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che sospende i tributi dal 10 ottobre al 20 dicembre per tutti gli alluvionati. Musica buona.

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