Lazio

La solitudine di Cristo al teatro Belli di Roma

Il 5 e 6 aprile "Ricordate che eravate violini"

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 23 MAR - "Ecco dove mi ha condotto questo sogno: aspettare in questo giardino una morte che mi fa paura".
    Nelle parole dello scrittore Eric-Emmanuel Schmitt, un dubbio coglie Gesù la sera del suo arresto: è davvero colui che gli ebrei attendono e che i profeti hanno annunciato? Parte da questo interrogativo la piece teatrale "Ricordate che eravate violini. Meditazione notturna per un voce sola" che andrà in scena al teatro Belli di Roma il 5 e 6 aprile.
    La solitudine di Cristo, in una notte senza stelle, è dunque paradigma dell'umanità intera, che di fronte a eventi terribili si sente abbandonata. Cristo sa che dovrà morire e, come in uno specchio, vede se stesso attraverso ciò che gli scrittori, i poeti e i musicisti diranno di lui.
    Per quanto riguarda la regia, è stata scelta una scena spoglia, come fosse un mondo di cui si sono persi i contorni, in cui lo spazio e il tempo sono sospesi. Solo uno specchio sul fondo, e tutt'intorno, pagine, libri e spartiti. Perché il volto di Cristo è da cercare negli specchi ove si riflettono i visi umani. Da lì, è tutto un susseguirsi di testi, tra prosa e poesia, in cui si snodano gli ultimi momenti della vita di Gesù dalla solitudine del Getsemani, fino alla crocifissione e infine alla resurrezione.
    La regia è di Francesco D'Alfonso che lavora presso l'Ufficio per l'Università del Vicariato di Roma, per il quale coordina la sezione Alta Formazione artistica, musicale e coreutica.
    Protagonisti Giorgio Sales e Lorenzo Sabene (liuto, tiorba, chitarra). I testi sono liberamente tratti da J.L. Borges, J. da Todi, K. Gibran, M. Luzi, A. Merini, E.E. Schmitt; le musiche di J.S. Bach, F. De Andrè, J. Dowland, S. Weiss, S. Landi, M.
    Lauridsen, A. Piccinini, M. Ravel, F. Valdambrini. (ANSA).
   

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