Lazio

Jago a Palazzo Bonaparte, Quel che resta di una mostra

Nel docu The Rock Star lo scultore davanti alle sue opere

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 23 SET - "Una mostra comincia e finisce.
    Quello che resta è l'umanità di tutte le persone che sono venute e mi hanno arricchito". Jago riflette e commenta aggirandosi tra le sue sculture, visitatore notturno e solitario di Palazzo Bonaparte dove dal 12 marzo alla fine di agosto più di 140 mila visitatori hanno fatto la fila per ammirare i lavori che lo hanno reso famoso. Così lo descrive il documentario 'Jago. The Rock Star', racconto in un bianco/nero di grande fascino prodotto da ItsArt e Ballandi e scritto da Filippo Nicosia e Marco Pisoni per la regia di Giovanni Troilo.
    "Non l'ho ancora visto - diceva il giovane artista prima della proiezione - quindi non so dare un giudizio. Anche il titolo non l'ho deciso io". Ecco, appunto, nel gioco di parole tra rock - roccia, pietra - e i grandi della musica non si corre il rischio di esagerare?. "E' un tentativo disperato di farmi montare la testa - risponde all'ANSA - . Quando qualcuno mi dice una cosa del genere rispondo sempre 'non lo dire una seconda volta altrimenti rischio di crederci'. Ovviamente non è così. Lo vedo come un gioco simpatico".
    Jacopo 'Jago' Cardillo, 35 anni, commenta con un sorriso il successo straordinario della prima grande mostra organizzata nella capitale da Arthemisia, con numeri riferibili "a un artista defunto entrato tra i classici", e anche sulla definizione di 'Nuovo Michelangelo'', diffusa nel mondo dei social di cui è diventato un campione di visualizzazioni record grazie alle dirette dei suoi lavori in corso per ogni opera, mette le mani avanti. "Non voglio essere il 'nuovo nessuno' ma solo me stesso - chiarisce -. A volte c'è bisogno di creare parallelismi per leggere la realtà. In una dimensione comunicativa può aiutare, ma in questo caso chi lo dice non sa di cosa parla. E' importante, invece, l'eredità della bellezza che ci arriva dal passato". (ANSA).
   

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