Lazio

Mario Botta "Dalla mia chiesa a Leopoli una storia di speranza"

Architetto al Maxxi con Sacro e profano "Qui è mio autoritratto"

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 07 APR - Non solo terme e musei, non solo grandi edifici. Il grande architetto ticinese Mario Botta, al Maxxi da domani con Sacro e Profano, una piccola densissima mostra che lo racconta attraverso i disegni e i modelli in legno delle suo opere e due installazioni realizzate proprio per il museo romano, ha in costruzione in a Leopoli una piccola chiesa greco ortodossa, un cantiere che incredibilmente non si è fermato nemmeno con la guerra, nemmeno sotto le bombe. E dal quale arriva, racconta emozionato "una storia di resistenza e di speranza".
    Si tratta "di una chiesa greco ortodossa - spiega- progettata per la compagnia di don Orione che a Leopoli aveva una attività modesta, due preti che ho incontrato là dove avevano accolto una decina di ragazzi bisognosi, con una povertà metropolitana che mi ha colpito". Gente determinata, dice, che ha cominciato a costruire con difficoltà e ha continuato anche in tempo di guerra. "In queste settimane pensavo che avessero smesso, invece mi hanno mandato un video del cantiere in attività, sullo sfondo si sentivano i bombardamenti". Nell'esposizione al Maxxi questo progetto non c'è "non l'ho mostrato perché non è finita". E allora la descrive: "E' una pianta centrale, come fosse una grande cupola e in alto ha un lanternino dorato, solo quello perché non c'erano i soldi per dorare tutto". Un elemento importante, al punto che sacerdoti e comunità non hanno voluto rinunciarvi. Tanto da organizzare per questo una colletta tra i fedeli di questa poverissima comunità.
    "Egidio, il sacerdote ha chiesto se avevano dei gioielli, qualcuno ha dato anche i denti d'oro". E così, racconta l'architetto, "quel prete è venuto in Italia con in tasca il tesoretto dei residui che la gente gli ha dato per fare questo.
    E' andato a Bergamo da un artigiano che li ha fatti fondere e adesso è pronto per dorare il cupolino. E' un atto di resistenza e di speranza, per me una storia incredibile. Noi abbiamo perso questa umiltà di credere in una operazione, questa gente invece ha deciso di finire la sua chiesa e di finirla con una raccolta.
    Di fronte a questo mi inchino". (ANSA).
   

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