(ANSA) - ROMA, 06 APR - Nel primo Seicento un autore rimasto
anonimo si dedicò a una delle riscritture più interessanti della
celebre ''Missa Papae Marcelli'' composta da Giovanni Pierluigi
da Palestrina intorno al 1562. La particolarità di quella terza
riscrittura è legata al fatto che portava a dodici le voci reali
rispetto alle sei dell' originale palestriniano. Sul quel
documento si concentra lo studio "Il capolavoro di Palestrina
ampliato. La Missa Papae Marcelli A' XII", condotto dal
musicologo Florian Bassani, docente della Scuola universitaria
di musica a Lugano in Svizzera, che la Fondazione Giovanni
Pierluigi da Palestrina presenta in streaming il 9 aprile alle
18:30 sui suoi canali social.
La pubblicazione ha vinto il concorso internazionale sulla
figura e sull'opera del Palestrina indetto dalla Fondazione nel
2018. Su questa riscrittura si è intrecciato una sorta di giallo
perché il manoscritto, depositato nel Fondo di Santa Maria
Vallicella, è scomparso alcuni anni fa, presumibilmente per
furto.
Premiata per la "solida ed esauriente modalità di metodo e
conduzione del lavoro", la ricerca muove dalla Missa Papae
Marcelli, ''senza dubbio l'opera più nota e popolare del
Palestrina'', pubblicata a Roma nel 1567 e fino all'Ottocento
diffusa nella sua forma originale, ma anche in diverse varianti.
Lo studio fa luce sulla terza riscrittura, fino ad oggi
inedita, pervenuta in due sole fonti manoscritte: la più
importante, depositata nei fondi musicali di Santa Maria in
Vallicella a Roma almeno dal 1794, è sparita fra il 2006 e il
2008. La seconda fonte, creata nei primi dell'Ottocento da
Giuseppe Baini, primo importante biografo del Palestrina, ha
permesso una comparazione con con l'originale da cui risulta che
l'arrangiatore ignoto rimase in termini compositivi
sensibilmente vicino all'esempio del Palestrina, ''un atto di
omaggio nei confronti del grande maestro e idolo''. (ANSA).
Nuova luce sul capolavoro di Pierluigi da Palestrina
Il 9 aprile in streaming la ricerca sulla Missa Papae Marcelli