Lazio

Omicidio Roma: ferito al collo per impedirgli di urlare

Foffo, già avuto idee violente. Legale, ora perizia psichiatrica

Redazione Ansa

L'idea di ''fare del male'' a qualcuno, ad una persona presa a caso, era già balenata nella mente di Manuel Foffo, l'universitario romano arrestato assieme a Marco Prato per il brutale omicidio di Luca Varani. Lo ha ammesso lo stesso Foffo nel corso della drammatica confessione di quanto compiuto venerdì nel suo appartamento nel quartiere Collatino a Roma. Domani i due sono attesi davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia. "In passato - spiega al pm Francesco Scavo - avevo avuto un momento in cui avevo l'intenzione di far del male a qualcuno. Non so come questa idea sia maturata tra me e me". E ancora. "Anche se ho avuto il pensiero in passato - aggiunge - è rimasto tale e non ho mai pensato che potesse concretizzarsi. Non mi ritengo capace di aver fatto quello che ho fatto". Un'ammissione ulteriore della premeditazione della tortura messa in atto nel corso di un festino a base di cocaina ed alcol. Un'azione violenta e sadica in cui nulla è stato lasciato al caso. Ad ammazzare Varani è stata una coltellata al cuore e il colpo mortale, secondo quanto riferito da Foffo, è stato inferto da Prato. L'arma è rimasta conficcata nel petto e rimossa solo dal medico legale. In base a quanto accertato dagli inquirenti, Varani sarebbe stato seviziato anche con una serie di coltellate alla gola che non sarebbero però risultate definitive ma, di fatto, gli hanno impedito di poter urlare. Gli inquirenti, grazie alla confessione di Foffo, stanno ricostruendo le ore precedenti all'efferato delitto. La sera di giovedì 3 marzo i due in auto con hanno cercato "una persona" da ammazzare. "Quando eravamo in macchina - dice Foffo al pm - non abbiamo portato a termine la nostra intenzione di fare male a una persona perché non abbiamo trovato nessuno. Lo avremmo forse fatto se avessimo trovato quella persona. Non ricordo quanto tempo girammo in macchina ma so che non abbiamo fatto uso di cocaina durante la nostra uscita. Non ricordo cosa abbiamo fatto o se abbiamo incontrato qualcuno". Inoltre prima di Varani, gli arrestati hanno avuto incontri con almeno altri due ragazzi nell'appartamento di via Giordani . "Io e Marco abbiamo deciso - racconta al pm - di trascorrere del tempo insieme da mercoledì scorso nel mio appartamento ma non siamo stati sempre soli. Ricordo che è venuto un mio amico di nome Alex che avevo conosciuto mesi fa in una pizzeria sulla Tiburtina". L'universitario precisa, inoltre, che quando Alex "è venuto a casa eravamo sotto l'effetto della cocaina ma mantenevamo la lucidità. Aggiungo che è stato presso casa mia anche un certo Giacomo, altro mio amico. Quando invece è arrivato Luca, sia io che Marco eravamo molto provati dall'uso prolungato di cocaina, e quindi non più lucidi". Domani, intanto, nell'ambito dell'interrogatorio di convalida in carcere, l'avvocato Michele Andreana chiederà una perizia psichiatrica e gli esami tossicologici. "Il ragazzo è pentito per quanto fatto. "Sono morto dentro, aiutami a spiegare questa storia". Così Foffo si è rivolto al suo legale quando sabato scorso lo ha chiamato per raccontargli cosa era successo. "Ho subito consigliato a Manuel di costituirsi - ha detto il penalista - così come l'aveva fatto il padre. E' profondamente pentito. Domani depositerò la richiesta di incidente probatorio in questo senso, con la massima lealtà e anche tenendo presente il dolore della famiglia del povero ragazzo che è stato ucciso. Se ci sono le condizioni scientifiche per dimostrare che in quel momento non era in grado di intendere e di volere è chiaro che abbiamo il dovere di verificarlo".
   

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