Lazio

Algerino dal giudice con labbra cucite

Attesa oggi decisione su proroga a Centro identificazione

Redazione Ansa

Si è presentato con le labbra cucite dal giudice di pace, arrivato al Cie, che deve decidere se prorogare la sua permanenza nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria a Roma. E' la protesta attuata stamani da un algerino di 28 anni, che da tre giorni si è cucito le labbra assieme a un giovane tunisino contro le condizioni nella struttura. Lo ha riferito il direttore del Cie Floriana Lo Bianco. L'uomo ha precedenti penali e ha ricevuto un decreto di espulsione. 

Il giudice ha deciso che la permanenza dell'algerino nel Cie sarà prorogata per altri 30 giorni. Per il momento prosegue la protesta delle bocche cucite dei due immigrati, iniziata sabato scorso.
   
I due immigrati magrebini hanno attuato la protesta contro le condizioni di permanenza nel Cie di Ponte Galeria. L'algerino è nel centro dal 3 luglio, dal 22 luglio il tunisino, già ospite del Cie per un mese a maggio. Proteste analoghe e più numerose nei mesi scorsi.  Il giovane tunisino era già stato detenuto a Ponte Galeria per circa un mese fino al 20 maggio scorso, aveva fatto uno sciopero della fame contro le condizioni e i tempi di permanenza nella struttura ed era poi stato rilasciato per mancata proroga del provvedimento. Entrambi hanno diversi precedenti penali e si trovano al Cie perché destinatari di un decreto di espulsione.
Lunedì l'immigrato algerino dovrà incontrare il giudice per la proroga dei 30 giorni di detenzione - ha riferito la direttrice - e intende presentarsi al magistrato con le labbra cucite. Per il suo compagno invece l'appuntamento per l'eventuale proroga è fissato a fine agosto. I due, che non soffrirebbero di patologie psichiche, manifestano tuttavia un disagio profondo.

Al Cie di Ponte Galeria al momento ci sono 86 uomini e 38 donne immigrati.

"A distanza di poco più di sei mesi dalle manifestazioni all'interno del Cie di Ponte Galeria che videro quindici trattenuti cucirsi le labbra, oggi altri due stranieri hanno deciso di far conoscere la loro condizione attraverso il metodo crudele dell'autolesionismo, cucendo le proprie labbra. Due i motivi: la norma che prevede l'espulsione dall'Italia per quegli stranieri che pure hanno scontato interamente la propria pena e pagato il proprio debito con la giustizia italiana; e la persistente condizione inumana e degradante, nonostante la buona volontà degli operatori, del trattenimento all'interno dei centri di identificazione ed espulsione". E' quanto sottolinea Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato, lanciando un appello: "I Cie vanno chiusi".

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