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Vino: sul Carso non cala quantità, continua crescita qualità

Da siccità vendemmia buona gradazione ma rischio danni cinghiali

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 30 AGO - E' una vendemmia in parte minacciata dai cinghiali quella che sta per cominciare sul Carso, dove le quantità dovrebbero confermarsi in linea con quelle dello scorso anno e la qualità dovrebbe fare un ulteriore passo avanti su una strada che, negli ultimi anni, ha visto costantemente crescere la viticoltura eroica dei pastini del ciglione sulla costa dell'Adriatico vicino Trieste.
    "La siccità é stata lunga - spiega Franc Fabec, presidente Kmecka Zveva/Associazione agricoltori del Carso - ma la poca pioggia é arrivata nel momento giusto e i viticoltori che hanno impianti d'irrigazione ora possono puntare a un'annata veramente molto buona".
    La stessa siccità - riferiscono alcuni dei viticoltori dell'altopiano - ha stressato la selvaggina che, a cominciare dai cinghiali, non esita a spingersi nei campi coltivati e nei vigneti per mangiare i grappoli ormai quasi maturi.
    L'uva - spiega Fabec - è sana, con una bella buccia soda e una giusta gradazione, tutti fattori che fanno ben sperare in una buona annata per i vitigni autoctoni più diffusi, sia i bianchi (Vitonska, Glera e Malvasia), sia i rossi, a cominciare dal Terrano. C'è poi molta attesa per il Prosekar, un uvaggio di Malvasia, Vitonska e Glera, prodotto nella zona di Santa Croce e Prosecco, a ridosso del castello di Miramare. E' uno spumante fermentato in bottiglia, la mamma del celeberrimo Prosecco, anche se le sue tremila bottiglie all'anno, frutto di un lento procedimento che dura settimane, impallidiscono di fronte ai milioni di ettolitri e di fatturato della bollicina che porta il suo nome. La sua storia, però, affonda le radici in un glorioso passato, che lo ha visto sulle tavole delle Corti dell'Impero asburgico e nei manuali di agricoltura fin dal 1548. Oggi se ne tenta il rilancio puntando sulla qualità, l'originalità e il fortissimo legame con il territorio. Fattori sui quali, d'altra parte, non può non puntare un'area che conta non più di 400 ettari di vigneti (70 dei quali doc), una produzione che non supera i 22.000 ettolitri e circa 300 aziende che vorrebbero produrre di più per soddisfare le richieste del mercato ma non possono farlo. E' così che alcune di loro (per il momento una diecina) hanno cominciato a impiantare nuovi vigneti al di là del confine, in Slovenia.
    (ANSA).
   

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