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"Chirurgia" per salvare viti malate

Risultati presentati in Friuli, 90% piante di nuovo produttive

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 29 OTT - Un autentico "intervento chirurgico" per salvare i vigneti dal mal d'esca, probabilmente la più grave e diffusa malattia che colpisce i vigneti di tutto il mondo, in particolare quelli europei. A mettere a punto questa tecnica di "dendrochirurgia" per evitare che le piante ammalate siano estirpate e sostituite sono stati Simonit&Sirch Preparatori d'uva che, dopo cinque anni di lavori e sperimentazioni in vigneti italiani e francesi, hanno presentato oggi, a Castello di Spessa (Gorizia) i primi risultati:il 90% delle piante trattate è tornato pienamente produttivo. "Banalizzando - ha spiegato Marco Simonit - si può paragonare l'intervento a quello di un dentista per la cura della carie.
    Con piccole motoseghe, apriamo il tronco della vite ed esportiamo la parte intaccata dal mal d'esca. La pianta "disintossicata" dalla malattia, riacquista nel giro di poco tempo vigore, riprende a fruttificare e torna pienamente produttiva".
    Durante l'incontro è stata evidenziata l'importanza di salvare le viti (sostituendo quelle malate con nuove barbatelle, si crea nel vigneto una disparità della qualità delle uve e quindi del vino) e i risparmi per le aziende (si evita il costo del reimpianto e si ovvia alla mancata produzione da parte delle nuove piante).
    Testimonianze di una tecnica per risanare le piante infette da esca eliminando il legno cariato - è stato sottolineato durante la presentazione - risalgono a circa 100 anni fa. Le recenti sperimentazioni sono state avviate nel 2011 a Chateau Reynon (Francia), quindi da Schiopetto in Friuli e da Bellavista in Franciacorta. In sei anni - è stato reso noto - sono state "operate" 10.000 piante di cinque varietà (Sauvignon blanc, Chardonnay, Cabernet, Sauvignon, Cabernet Franc, Pinot nero) in Collio, Isonzo, Franciacorta, Bolgheri, Champagne, Borgogna, Bordeaux. "In quattro anni - conclude Simonit - il 90% delle piante di Sauvignon operate nell'azienda Schiopetto sono tornate produttive e addirittura il 96% di quelle di Chateau Reynon".
    (ANSA).
   

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