Friuli Venezia Giulia

La biodiversità può favorire la stabilità degli ecosistemi

Lo dimostra un nuovo studio pubblicato su Science

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 19 MAR - La diversità di specie in un ecosistema può favorirne la stabilità. Lo dimostra un nuovo studio internazionale, pubblicato sulla rivista Science, a cui ha partecipato anche Onofrio Mazzarisi, ricercatore dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale e del Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam.
    "In presenza di una quantità sufficiente di risorse, organismi appartenenti ai più disparati gruppi tassonomici si riproducono in maniera esponenziale", spiega Mazzarisi, primo autore dello studio insieme a Ian Hatton, ricercatore associato della McGill University. "Ma via via che che l'ambiente si fa più affollato la crescita arriva a saturazione: questa dinamica è solitamente descritta da una curva a forma di S, tipica del modello logistico". "Motivati da quanto emerge da numerose linee di evidenza, dirette e indirette - ripercorre il ricercatore - noi invece abbiamo utilizzato un modello che prevede uno smorzamento della fase di crescita esponenziale più graduale di quanto solitamente assunto in questo contesto, ma che è largamente utilizzato per descrivere la crescita di un singolo organismo, dalla nascita alla sua maturazione".
    Il risultato centrale del lavoro, riporta l'Ogs, è che questa dinamica di riproduzione fa sì che, in un ecosistema in cui diverse specie competono per l'esistenza, un aumento della biodiversità porti stabilità, in controtendenza rispetto ad alcuni argomenti teorici proposti precedentemente. "Per supportare i nostri risultati abbiamo utilizzato dati su abbondanza, crescita e biomassa di un'ampia varietà di specie, inclusi insetti, pesci e mammiferi, provenienti da tutto il mondo e raccolti negli ultimi 60 anni", aggiunge Mazzarisi. I risultati portano a ipotizzare che una perdita su larga scala di biodiversità potrebbe portare a una minore resilienza degli ecosistemi.
    Oltre a Ogs e Ictp, allo studio hanno partecipato anche Max Planck Institute for Mathematics in the Science (Germania), McGill University (Canada), University of Kansas (USA), Université Paris Cité (Francia), Psl Research University (Francia) e Capital Fund Management (Francia). Il lavoro è stato supportato anche dal Laboratory on quantitative sustainability.
    (ANSA).
   

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