Friuli Venezia Giulia

Ceruti e Bellusci, umanesimo planetario o transumanesimo

'Umanizzare la modernità' unica via per vincere le grandi sfide

Redazione Ansa

(di Francesco De Filippo) (ANSA) - TRIESTE, 28 DIC - MAURO CERUTI e FRANCESCO BELLUSCI, UMANIZZARE LA MODERNITA' (Raffaello Cortina Editore; 134 pag.; 14 euro) Un umanesimo planetario: è la soluzione alla crisi della modernità (o post modernità) e alle minacce di questi anni tra climate change, cyberattacchi, squilibri demografici, nucleare, AI, pandemie, scarsità di risorse naturali, crisi economiche. Mauro Ceruti, tra i primi a occuparsi del pensiero della complessità, e il saggista Francesco Bellusci, ne sono convinti, riprendendo Edgar Morin, primo propugnatore della proposta di un umanesimo planetario.
    "L'Umanesimo è il movimento intellettuale e culturale che, tra Quattrocento e Cinquecento, pone l'uomo a fondamento di se stesso e di ogni valore", ricordano Ceruti e Bellusci. Umanesimo planetario è la stessa corrente di pensiero e azione ma a livello globale: se le sfide non sono più limitate a un luogo o a uno Stato, ma globali, ne discende che le soluzioni richiedano un analogo, corale impegno di tutti i popoli. Non c'è scelta: il futuro è incerto, in bilico tra progresso nello Spazio e degrado ambientale sulla Terra, tra salvaguardia della specie e potenziamento dei corpi, pronti a consegnarci a "macchine intelligenti". Umanesimo planetario - sorta di società-mondo - o il suo antagonista, transumanesimo, cioè "spregio della corporeità e della materialità dell' esistenza, che assegna alla tecnoscienza il compito messianico di superare la condizione umana" risuscitando l' immortalità e rifiutando la vulnerabilità". I due studiosi ricorrono alle indicazioni di Baruch Spinoza: "Non reagire emotivamente, cercare di comprendere". Ma comprendere secondo nuovi paradigmi, osservando l'umano ora orfano di quel concetto di progresso - prima di Auguste Comte poi del Positivismo - che nella storia ci sia una legge che tende alla perfezione e alla felicità dell'uomo.
    Principio frantumato dalle due guerre mondiali. Catastrofismo? No, crollo del determinismo, di un futuro salvifico. Il genere umano è svezzato, la vita deve costruirsela da solo, tutti insieme, connessi e interdipendenti.
    Il libro torna di continuo su questo concetto, rispolverando Kant, Condorcet e chiamando nel dibattito Merleau-Ponty, Zambrano, Latour, per citarne alcuni. Ma le guerre in corso riaffermano i principi di dominio di seimila anni fa, trascinando l'umanità nella direzione opposta a quella indicata dagli autori. (ANSA).
   

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