Friuli Venezia Giulia

>ANSA-BOX/ Farhadi, i registi arrestati in Iran siano liberati

Premio speciale Amidei chiede ai colleghi di essere solidali

Redazione Ansa

(ANSA) - UDINE, 18 LUG - "Voglio sperare che i registi arrestati una settimana fa in Iran vengano liberati al più presto possibile, ho una sensazione molto negativa nei confronti di questo evento che non è accettabile e chiedo a tutti i cineasti e a tutti coloro che si occupano di cinema di appoggiare la causa di questi registi". Lo ha detto a Gorizia il regista sceneggiatore e produttore cinematografico iraniano Asghar Farhādi, premio Oscar per 'Una separazione' e per 'Il cliente', che domani riceverà il Premio speciale all'Opera d'autore nell'ambito della 41/a edizione del Premio Sergio Amidei.
    "Il riconoscimento che riceverò in questa città e quello che ho ricevuto tre giorni fa a Fiesole hanno un significato in più per me - ha sottolineato il regista - in quanto la mia sensibilità e il gusto per il cinema si è formato proprio con un periodo specifico del cinema di questo Paese". Farhādi ha spiegato che "non c'è cinema al mondo che abbia influenzato in modo così profondo e duraturo la cinematografia internazionale come il periodo aureo del vostro cinema, quello del neorealismo".
    Riferendosi ancora al neorealismo, il regista lo ha definito "un cinema chiaro, limpido e luminoso, in cui le relazioni umane sono pulite e trasparenti. Inoltre vi ritrovo un particolare rispetto per l'essere umano e la sua vita. Ho iniziato due anni fa a rivedere tutti questi film e ho visto che nella maggior parte raramente qualcuno viene assassinato, mentre oggi in alcuni generi della produzione cinematografica vediamo spesso aggressività e violenza, e questo manca di rispetto alla dignità umana".
    Il regista ha poi sottolineato che "il cinema ha avuto un ruolo importante nell'avvicinare i popoli, in quanto parla dei punti in comune tra le varie nazioni, delle problematiche condivise a livello mondiale, tanto che se vediamo un film su un Paese che non conosciamo, alla fine possiamo cogliere tante similitudini con il nostro. Al contrario - ha concluso - i media parlano soprattutto delle differenze. E questo atteggiamento fa sì che abbiamo timore nei confronti di altri Paesi e li sentiamo lontani e diversi da noi". (ANSA).
   

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