Friuli Venezia Giulia

Be My Voice, arriva docu su condizione femminile in Iran

7 marzo film sull'attivista Masih Alinejad, ora protetta in Usa

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 13 FEB - Essere la voce di chi alla propria voce ha dovuto rinunciare. Essere il punto di connessione tra chi non può parlare e chi, invece, è libero di ascoltare. Questa è l'urgenza narrativa di Be My Voice, il nuovo documentario della regista Nahid Persson, regista iraniana naturalizzata svedese (già autrice di Prostitution Behind the Veil), che racconta una donna, un popolo, una scelta. È la storia di Masih Alinejad, giornalista e attivista, diventata la voce delle donne iraniane nelle battaglie di civiltà.
    A portare Be My Voice nelle sale italiane sarà la Tucker Film insieme al Pordenone Docs Fest - Le Voci del documentario, dove ha conquistato il Premio del pubblico. La data scelta per l'uscita è, simbolicamente, lunedì 7 marzo, alla vigilia della Giornata internazionale della donna.
    Masih Alinejad è l'esempio per milioni di donne iraniane che si ribellano contro l'hijab forzato: guida uno dei più grandi atti di disobbedienza civile nell'Iran di oggi e usa la sua libertà in esilio per dare voce alla protesta nel suo paese d'origine.
    Una guerriera lontana dalla sua terra (oggi vive sotto protezione negli Stati Uniti) ma non dall'anima del suo Paese, che lotta da anni contro ogni limitazione dei diritti civili, per il rispetto delle donne. Masih rischia la vita e nemmeno una quotidianità così dolorosa e precaria basta a zittirla, usa quotidianamente i profili social per raccontare la propria battaglia, aggiornare i suoi connazionali e non solo - più di 6 milioni di persone la seguono su Instagram.
    In Be My Voice sono raccolte testimonianze e video inediti, che portano ad altissimo ritmo dentro un fronte di battaglia che conosciamo ancora troppo poco.
    La battaglia del popolo iraniano è combattuta anche dalla regista Nahid Perrson, che segue l'attivista tra le scene del documentario. Nel 2007 Perrson è stata arrestata e imprigionata con l'accusa di aver infamato il proprio Paese mentre girava uno dei suoi documentari più famosi, sulla storia di alcune prostitute in Iran, Prostitution Behind the Veil nel 2004.
    (ANSA).
   

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