Friuli Venezia Giulia

Trieste: Vicario episcopale, che tipo relazioni qui da noi?

Don Malnati, interrogarsi, tre morti violente, città preoccupata

Redazione Ansa

(ANSA) - TRIESTE, 10 GEN - Una città "profondamente preoccupata", per tre morti violente nei primi giorni del 2022, sebbene sia stata designata "capolista" per la qualità della vita nel 2021 in un sondaggio pubblicato su un quotidiano nazionale. E' la Trieste balzata alla ribalta delle cronache all'inizio dell'anno nuovo, il capoluogo del Friuli Venezia Giulia sul quale riflette, attraverso una nota diramata oggi, mons. Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura della diocesi triestina. Riferendosi alla scomparsa di Liliana Resinovich, alla morte di un giovane pachistano e all'omicidio del 17enne Robert Trajkovich, Malnati sottolinea che tali vicende "interrogano su che tipo di relazioni stanno prendendo piede qui da noi".
    Secondo il vicario episcopale, "la scomparsa della signora Resinovich solleva il problema di quella che potrebbe essere una insoddisfazione femminile nel contesto della vita di coppia e quindi la ricerca di affetti, sia pur leciti, fuori dal contesto della valorizzazione sponsale". Mons. Malnati evidenzia che "spesso in molte relazioni di coppia ci si preoccupa molto dell'effimero e si trascura quel mutuo crescere nella libertà di sapersi interiormente dare e ricevere, che dovrebbe stare alla base".
    Quanto all'uccisione di Robert, "che dalle notizie finora emerse sembra avere i connotati di una vendetta per gelosia, ci troviamo di fronte a una lettura della donna ritenuta 'possesso' da parte di chi le ha chiesto un percorso amoroso e quindi 'non libera' di mutare consiglio". In sostanza, l'omicidio pare l'esito tragico di una cultura maschilista che porta la persona ad accampare ogni diritto "sulla donna, anche nei suoi sentimenti e progetti di vita". "Questo purtroppo - precisa mons. Malnati - è un fattore che in una società globalizzata è da tenere in osservazione, impegnandosi, da parte di coloro che intendono far integrare le persone provenienti da queste culture maschiliste, a educare concretamente a dare dignità alla donna in ogni sua espressione". E proprio l'educazione "di rispetto della donna in una parità di genere - conclude il vicario episcopale della diocesi di Trieste - è ciò che occorre perché l'accoglienza sia una risorsa, diversamente si è corresponsabili del disordine sociale, foriero di violenza e di contrapposizione tra poveri". (ANSA).
   

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