(ANSA) - BRUXELLES - La marea dell'euroscetticismo continua a
montare. Le vittorie del Pis di Andrzej Duda in Polonia e di
'Podemos' a Barcellona e Madrid danno l'idea che la Ue attragga
ormai solo i paesi che ne sono fuori, come visto al vertice per
il partenariato orientale di Riga. E come messo in evidenza dal
presidente Sergio Mattarella, che durante visita a Belgrado da
una parte ha ricordato che "il futuro della Serbia, così come il
futuro dell'Italia, è in Europa".
Ma durante il discorso all' Assemblea nazionale del
parlamento serbo, il capo dello stato ha sottolineato come la
Serbia "in un momento in cui sarebbe stato facile ascoltare le
sirene dell'euroscetticismo e di anacronistici nazionalismi, ha
saputo assegnare priorità assoluta al proprio percorso europeo,
con un'evoluzione politica di grande portata".
Le parole di Mattarella arrivano mentre i risultati
elettorali in Spagna e in Polonia, dopo il trionfo di David
Cameron, aprono linee di frattura in Europa. E arrivano quasi in
contemporanea con quelle dell'alto rappresentante per la
politica estera Ue, Federica Mogherini: "non possiamo consegnare
il futuro del nostro comune progetto politico a una banale
contrapposizione tra europeisti ed euroscettici" e c'è il
"bisogno di rinnovare il nostro essere europei se vogliamo
salvare il progetto dei padri fondatori".
Da Syriza a Podemos, dalla tedesca 'Alternative fur
Deutschland' ai polacchi del Pis fino al Movimento 5 Stelle:
sono i movimenti figli della crisi a mettere sotto assedio la
politica europeista, rappresentata dalla coalizione Ppe-Pse che
con l'appoggio dei liberal-democratici ha eletto Jean Claude
Juncker ed ha la maggioranza al Parlamento europeo.
In questo quadro, la trattativa fra il governo di Alexis
Tsipras - il primo di sinistra radicale nei 60 anni di storia
della comunità europea - e le "istituzioni", ovvero Commissione
europea, Bce e Fmi, rischia di essere il detonatore dell'
euroscetticismo su scala continentale.
Perché i governi dell'eurozona sono uniti nel non voler
concedere alla Grecia deroghe che passerebbero per una vittoria
della linea anti-austerity del leader greco. Ma è altrettanto
evidente che se la Grecia andasse in bancarotta cadrebbe la
retorica della solidarietà europea, già messa in crisi dalle
tensioni sull'immigrazione.
Ma non sono solo i movimenti figli della crisi ad allarmare i
palazzi di Bruxelles. David Cameron ha vinto le elezioni
riuscendo a "istituzionalizzare" la protesta antieuropea dell'
Ukip di Nigel, trasformando i Tories - che fino al 2009 faceva
parte del Ppe - nel partito che chiede all'Europa di ripensare
se stessa. E già venerdì scorso ha lanciato la "campagna" per
presentare le richieste per cambiare il rapporto tra Londra e
Bruxelles, in vista del referendum sull'appartenenza alla Ue
riconfermato "entro il 2017".
In Francia è con la campagna anti-euro e anti-immigrazione che
il Front National di Marine Le Pen è diventato il secondo
partito. In Olanda, Belgio, Danimarca, i partiti
anti-immigrazione fanno campagna anti-Europa. Ed anche la
Finlandia, che nella Commissione Barroso rappresentava con Olli
Rehn il verbo dell'austerity, scivola verso l'euroscetticismo,
col leader del neonato partito centrista Juha Sipila che dopo
aver vinto le elezioni è alle battute finali del negoziato per
costruire un governo con la Coalizione nazionale di centrodestra
del premier uscente Alexander Stubb e con gli euroscettici del
'Perussuomalaiset' (il Partito dei Finlandesi) di Timo Soini.
(ANSA).
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Allarme in Europa, monta la marea dell'euroscetticismo
Da Podemos a Polonia, da M5s a Syriza, assedio a politiche Ue