(ANSA) - BRUXELLES, 28 FEB - Col rapporto "Un viaggio mortale
per i bambini", pubblicato oggi, l'Unicef lancia un'allerta per
sensibilizzare sulla situazione dei minori non accompagnati che
dall'Africa arrivano in Europa lungo la rotta del Mediterraneo
centrale: abusati, vittime di violenze di ogni genere, sono la
categoria più a rischio. Per questo la coordinatrice speciale
per la crisi dei migranti e profughi in Europa Afshan Khan, che
a Bruxelles ha incontrato un gruppo ristretto di giornalisti,
chiede "misure stringenti per proteggere i bambini migranti e un
sistema di passaggi sicuri".
In particolare l'Unicef mette in guardia sulle condizioni nei
centri di detenzione in Libia, 34 in tutto quelli identificati,
24 gestiti dal governo e 10 dalle milizie.
L'organizzazione spiega di avere accesso a meno della metà
dei centri che dipendono dal Dipartimento di governo per la
lotta alla Migrazione illegale: in questi luoghi dove la
violenza è all'ordine del giorno, mancano cibo, abiti, coperte,
ed i migranti, compresi i minori sono trattenuti a gruppi di 20
in celle di due metri quadri. Ben peggiore è invece la
situazione nei campi gestiti dalle milizie, a questi Unicef non
ha accesso ma sulla base di relazioni di altre agenzie o
missioni dell'Onu vengono definiti "buchi infernali", spesso
luoghi di lavoro forzato, dove la tortura è una pratica comune.
Nella relazione si ricorda che dei 181.436 migranti e profughi
arrivati in Italia nel 2016, 28.223, ovvero il 16% circa, sono
minori, e 9 su 10 di questi sono arrivati sulle coste italiane
non accompagnati. Inoltre, dei 4.579 migranti che nel 2016 si
stima siano morti durante la traversata del Mediterraneo, si
ritiene che 700 fossero minori. E dei 256mila migranti
individuati dall'Unhcr in Libia a settembre 2016 (ma le stime
dell'Oim moltiplicano il numero sia tre volte tanto) 28.031 sono
donne (11%) e 23.102 (9%) minori, un terzo di questi si ritiene
non siano accompagnati.(ANSA).
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Migranti:allerta Unicef,Med una rotta infernale per i minori
Organizzazione mette in guardia su centri detenzione in Libia