(ANSA) - LUSSEMBURGO, 15 GIU - Clima teso - arroventato
dallo scontro tra Italia e Francia - alla vigilia del consiglio
Affari Interni Ue a Lussemburgo, dove la solidarietà europea
sarà alla sua prova generale in vista del vertice del 25 e 26
giugno. Secondo fonti diplomatiche "un accordo è possibile",
anche se la vera decisione spetta ai leader, nell'appuntamento
di fine mese. Nonostante le minacce del premier Matteo Renzi su
un 'piano B' dell'Italia e le dichiarazioni 'muscolari' del
ministro francese Bernard Cazneuve siano tegole che piovono
sulla complicata trattativa, la diplomazia continua a lavorare a
testa bassa, con un certo ottimismo. L'obiettivo della riunione
di domani vede al primo punto il superamento della dicotomia
'obbligatorio-volontario' che inchioda il pacchetto immigrazione
presentato dalla Commissione Ue sulla parte del meccanismo di
ridistribuzione dei 40mila richiedenti asilo (26mila
dall'Italia, 14mila dalla Grecia) su scala europea. "Le ipotesi
per andare oltre l'impasse sono varie", spiegano fonti
diplomatiche, ma è su una in particolare che da qualche tempo si
vanno concentrando gli sforzi "di Italia, istituzioni Ue e
presidenza del Consiglio lettone", in un fitto lavorio con le
cancellerie europee. L'intenzione è di arrivare ad un
compromesso in cui resta il numero globale dei 40mila fissato
dall'esecutivo Ue (non si prevedono variazioni né verso l'alto,
né verso il basso), ma dove con un po' di "ambiguità creativa"
si chiederà agli Stati membri, nella loro sovranità - e quindi
non subendo il 'diktat' di Bruxelles - di fare un accordo per
una ripartizione dei richiedenti asilo secondo criteri che
dovranno essere individuati. L'idea "sarà lanciata in modo del
tutto informale, non ci sarà niente di scritto", tutto si
"svolgerà a margine" della riunione, evidenziano altre fonti
diplomatiche, che invitano a "non aspettarsi niente di scritto".
La soluzione, spiegano, "mantiene l'impianto della Commissione",
salva la faccia dei governi incalzati dalle destre di fronte
agli elettorati nazionali e porta ad una "nuova discussione dei
parametri della chiave di distribuzione", altro grande nodo
della proposta della Commissione Ue, un punto su cui si
potrebbero riaprire le danze a suon di riunioni di sherpa e
ambasciatori, secondo una tempistica che potrebbe essere fissata
anche già in luglio, vista la volontà della presidenza del
Lussemburgo del Consiglio Ue - che parte il primo luglio - a
procedere in modo spedito sul dossier. E di fronte a questa
soluzione, che comunque "pone un grimaldello" nel muro del
regolamento di Dublino e getta i presupposti per un meccanismo
da attivare in casi di emergenza, si è riscontrata un'apertura
dei Paesi Baltici, "pronti a fare uno sforzo", ma anche della
Polonia, della Spagna e del Portogallo. Se Gran Bretagna,
Irlanda e Danimarca restano fuori dalla partita sulla base delle
clausole di cui godono, nettamente contrari restano invece
Ungheria, e Repubblica Ceca, mentre la Slovacchia continua a non
pronunciarsi ufficialmente. Del fronte del sì fanno parte
invece, oltre all'Italia, Grecia, Malta, Cipro, Germania,
Svezia, Austria, Bulgaria, Slovenia, Francia, Lussemburgo. "La
maggioranza c'è - continuano le fonti diplomatiche - ma nessuno
vuole arrivare alla conta". L'altra faccia della medaglia della
solidarietà resta però la richiesta europea di responsabilità a
Italia e Grecia e rispetto delle regole su rimpatri veloci dei
migranti economici, fotosegnalamenti e raccolta delle impronte.
Lo chiedono soprattutto Parigi (che insiste sulla differenza tra
richiedenti asilo e migranti), Berlino e Vienna, da attuarsi
anche con gli 'hotspot', i centri dove l'Europa vorrebbe
smistare richiedenti asilo e migranti illegali. Domattina, prima
della riunione ufficiale, il commissario Ue Dimitris
Avramopoulos vedrà i ministri dell'Interno italiano Angelino
Alfano, francese Bernard Cazneuve e tedesco Thomas de Maiziere.
I termini del compromesso individuato dovrebbero essere al
centro della discussione, ma anche la questione dei controlli
alle frontiere, che tuttavia la diplomazia spiega non come una
sospensione di Schengen bensì come il rispetto del regolamento
di Dublino, secondo il quale i migranti devono restare nel Paese
di primo ingresso.(ANSA).
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Ue divisa sui migranti ma si lavora a compromesso
Domani a Lussemburgo i ministri Interno, poi la palla ai leader