(ANSA) - BRUXELLES, 15 SET - Il commercio online è in
continua crescita ma produttori e commercianti al dettaglio
attuano una serie di pratiche che secondo la Commissione Ue
possono danneggiare la concorrenza e limitare la scelta dei
consumatori: è quanto emerge dal rapporto preliminare
dell'antitrust europeo sull'e-commerce, voluto a maggio scorso
dalla commissaria Margrethe Vestager per fare luce su un mondo
in evoluzione le cui pratiche sono spesso frutto di accordi
diretti tra produttore e commerciante a cui Bruxelles vuole
mettere fine.
Il rapporto indica alcune delle pratiche 'scorrette', che la
Commissione suggerisce agli interessati di eliminare già ora,
prima che l'indagine vada avanti. Tra queste: due commercianti
su cinque subiscono raccomandazioni sui prezzi dai parte dei
produttori; uno su cinque è contrattualmente obbligato a non
vendere online la merce; uno su dieci è obbligato a non vendere
su siti che mettono i prezzi a confronto e a non vendere fuori
dal suo Paese.
Il geo-blocking è una pratica già finita nel mirino di
Bruxelles che a marzo scorso constatò come sia utilizzata nel
60% di vendite di contenuti digitali. L'inchiesta non è ancora
finita, ma per la Commissione c'è già l'evidenza che quando il
geo-blocking è frutto di accordi tra fornitore e distributore,
c'è il rischio che sia anticoncorrenziale. "Le aziende
dovrebbero avere la libertà di determinare le proprie strategie
di vendita online. L'antitrust deve assicurarsi che non
utilizzino modalità anticoncorrenziali, che restringono la
scelta dei consumatori", ha detto la Vestager.
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Ue avverte commercianti, basta restrizioni a e-commerce
Nel mirino divieto a vendite in altri Paesi e prezzi obbligati