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In Polonia l'urlo di dolore degli orfani di Odessa

A rischio dai 70 ai 100 mila bambini, alcuni con disabilità

Redazione Ansa

LODZ - Bagliori nel cielo, sussulti della terra. È così che Odessa ha sentito avanzare la guerra. Halina e i suoi orfani hanno passato giorni stretti in una cantina, prima di optare per la fuga. Un viaggio estenuante li ha portati a Lodz, Polonia centrale.

È stato anche grazie alla determinazione di Hanna Zdanowska, sindaca della città e membro del Comitato europeo delle Regioni, se le porte di un orfanotrofio dismesso si sono schiuse per accogliere i piccoli angeli venuti dall'inferno.

In tutta l'Ucraina si contano dai 70 ai 100 mila orfani che vivono in circa 600 istituti. Simbolo del disfacimento sociale dell'Ucraina post-comunista, gli orfanotrofi si sono riempiti negli anni di bambini cresciuti in famiglie devastate dalla povertà e dall'alcolismo, segnati da abusi e maltrattamenti. Una cicatrice profonda che torna a riaprirsi. I bambini che avevano già perso una famiglia, si ritrovano ora a non avere nemmeno più una casa. Quando chiedi cosa desiderano in questo momento, rispondono in coro di voler tornare in Ucraina, a quella parvenza di normalità che ora sembra una chimera.

"Ai bambini abbiamo raccontato che si tratta di un gioco. La cosa peggiore è che la guerra sta causando nuovi orfani - spiega in lacrime Halina, direttrice dell'orfanotrofio di Odessa -. Tutto il mondo deve sapere quello che sta accadendo e all'Europa dico: chiudete i cieli".

Nella struttura che accoglie i bambini di Odessa, c'è posto anche per orfani di un altro istituto nella regione di Volinia, al confine con la Bielorussia. Bambini con disabilità e problemi psicologici che hanno bisogno di un'assistenza speciale.

"Abbiamo viaggiato accalcati in un autobus colmo di persone, con più di venti bambini al seguito, tutti con diversi livelli di disabilità. La maggior parte è affetta dalla sindrome di Down, alcuni hanno bisogno di aiuto persino per lavarsi. Un nostro ragazzo soffre di epilessia, ha una media di tre crisi in dieci giorni, può immaginare quale stress sia stato per lui questo viaggio", racconta Yuliya, direttrice dell'orfanotrofio.

Ma oggi è il momento di festeggiare l'accoglienza, la solidarietà. C'è chi suona il pianoforte, chi disegna l'Ucraina con l'azzurro del cielo e l'oro del grano, chi gioca in cortile a dispetto di una guerra ormai lontana. Squilla il telefono di Zdanowska: 17 ambulanze sono in partenza da Lodz per il confine a prendere altrettanti bambini, molti neonati, arrivati da Kiev con un corridoio umanitario. "Sono tutti malati, hanno urgente bisogno di cure", spiega la sindaca che schizza via verso un altro piccolo miracolo.

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