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Politica coesione Ue post 2020 meno ricca e più 'razionale'

Ecco i cinque scenari documento riflessione della Commissione

Corina Cretu - fonte: EC

Redazione Ansa

BRUXELLES - Ridurre le risorse disponibili per la politica di coesione, per razionalizzare e concentrare gli aiuti su priorità in cui l'Ue può dare un vero valore aggiunto: sono gli elementi che si ritrovano nei cinque scenari proposti dal documento della Commissione Ue per un dibattito sul budget post 2020, illustrato dai commissari al Bilancio Gunther Oettinger e alle Politiche regionali Corina Cretu. Soluzioni che vengono valutate con altre misure, per far quadrare i conti dopo la Brexit, che secondo le stime provocherà un buco di bilancio di circa 70 miliardi in sette anni, e per finanziare le nuove priorità - sicurezza, migranti e difesa - per le quali potrebbero servire tra i 25 ed i 30 miliardi.
Queste le diverse le soluzioni pensate come base di discussione per il futuro budget della politica di coesione.


Nel primo scenario, in cui si immagina che i 27 continuino ad andare avanti con l'attuale agenda di riforme, si prevede di "abbassare il livello di finanziamento per politica di coesione e agricoltura per finanziare le nuove priorità". L'erogazione dei fondi strutturali continuerebbe per tutte le Regioni Ue, anche se in percentuali inferiori. Il focus delle azioni si concentrerebbe su inclusione sociale, lavoro, innovazione, energia, formazione e cambiamenti climatici.

 

Nella seconda ipotesi, in cui è previsto che i 27 Stati membri "facciano meno assieme", le risorse vengono "significativamente ridotte" e riservate ai Paesi beneficiari del Fondo di coesione (reddito nazionale lordo pro capite inferiore al 90% della media Ue) e per la Cooperazione transfrontaliera. Questa ipotesi contempla che ci si concentri su energia, inclusione sociale, occupazione, formazione, innovazione, cambiamenti clima.

 

Anche nel terzo scenario, quello in cui si immagina un'Europa a più velocità, con le cooperazioni rafforzate, i fondi sono ridimensionati sebbene erogati a tutte le Regioni Ue. Ma in questo caso si immaginano anche altre forme di finanziamento, al di là del budget europeo.

 

La quarta idea, che prevede invece una riorganizzazione radicale dell'Unione, con i 27 Paesi che fanno di più in alcune aree e di meno in altre, i fondi strutturali andrebbero solo alle regioni più povere e alla cooperazione transfrontaliera. In questo caso le risorse sarebbero utilizzate solo per inclusione sociale, occupazione, formazione, innovazione, cambiamenti climatici ed energia.

 

Nella quinta ipotesi si immagina l'erogazione dei fondi strutturali a tutte le Regioni Ue, sebbene in percentuali inferiori. Ma oltre alle azioni su inclusione sociale, lavoro, formazione, innovazione, cambiamenti climatici, energia potrebbero essere rafforzate la dimensione sociale, la cooperazione territoriale, e quella urbana.

 

In particolare, Oettinger ha lanciato l'idea, nell'ambito del semestre europeo sui conti pubblici e riforme, di redigere "raccomandazioni specifiche" non solo per Paese ma anche per regione, e di condizionare la loro realizzazione all'impiego dei diversi fondi europei lavorando assieme a livello Ue, nazionale e regionale. "Per esempio in Italia dove c'è un Nord molto sviluppato dal punto di vista industriale e un Sud con grossi problemi strutturali - ha suggerito - sarebbe sensato decidere insieme con il governo a Roma su un diverso utilizzo dei fondi Ue per il Nord e per il Sud". "È giunto il momento di ripensare il bilancio dell'Ue ha detto Cretu -. Rendiamolo più semplice, più flessibile, e riflettiamo con ambizione e immaginazione su come trasformarlo in uno strumento potente che ci aiuti a crescere più velocemente, e in modo più coeso, senza lasciare indietro nessuno nell'economia globalizzata".

 

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