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Terremoto, i Paesi del nord frenano ancora sugli aiuti

Tajani, serve un messaggio forte di solidarietà dall'Ue

Terremoto, i Paesi del nord frenano ancora sugli aiuti

Redazione Ansa

BRUXELLES - Nove mesi dopo il terremoto che ha devastato l'Italia centrale, i Paesi del nord Europa tengono in ostaggio la proposta della Commissione Ue, presentata cinque mesi fa, che avrebbe permesso di utilizzare i Fondi europei per lo sviluppo regionale (Fesr) al 100%, senza cioè quota di cofinanziamento nazionale. A denunciare la situazione, la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.

L'eurocamera è impegnata al momento in un negoziato a tre con Consiglio e Commissione per trovare un accordo sulla proposta, che modificherebbe il regolamento sui fondi per le politiche di coesione. Per ora, denunciano i pentastellati, i colloqui si sono tradotti in un nulla di fatto. Una nuova frenata è arrivata dal Consiglio, che già a fine marzo aveva concordato un taglio, introducendo una quota di cofinanziamento nazionale del 10%.

 


A mettersi di nuovo di traverso al Coreper (la riunione degli ambasciatori degli Stati Ue), è stata ancora la Germania, appoggiata da Olanda, Regno Unito, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia. Gli Stati del nord tengono il punto su quella che per loro è "una questione di principio": una quota di cofinanziamento nazionale è necessaria.

 

"Questo stallo - denuncia l'eurodeputata Rosa D'Amato, membro della commissione sviluppo regionale - ha il gravissimo effetto di non permettere la votazione di un accordo provvisorio, già previsto per il 18 maggio in commissione e dunque di ritardare l'approvazione della modifica del regolamento a dopo l'estate".

 

Sul caso, comunque ancora in divenire il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a margine del suo intervento al Comitato europeo delle Regioni afferma: "Credo che i Paesi che stanno facendo resistenza debbano mettersi una mano sulla coscienza. L'Italia è un contributore netto. Questi cittadini devono avere un messaggio di forte solidarietà dall'Ue. Spero che il Consiglio ci ripensi e imbocchi la stessa direzione della Commissione e del Parlamento europeo".

 

 

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