(ANSA) - BRUXELLES, 11 GIU - Far crescere i salari nei Paesi
dell'Est per ridurre la pressione in Europa occidentale, anche
attraverso l'introduzione dei contratti collettivi. E poi
lavorare alla stesura di uno Statuto dei Lavoratori europeo. Con
l'obiettivo di creare diritti condivisi, in moda da eliminare
anche il dumpung economico basato sul ribasso dei salari.
La Confederazione Europea dei Sindacati (Etuc) mette sul
tavolo il nodo lavoro in chiave Europea e lo fa organizzando a
Sofia, il prossimo 26 giugno, un'iniziativa che punta proprio ad
introdurre la contrattazione collettiva nei Paesi dove questa
ancora manca. "Non c'è - ha spiegato il segretario generale
della confederazione, l'italiano Luca Visentini - un contratto
collettivo nazionale in nessuno dei paesi dell'Est. Questo è il
motivo per cui i salari nell'Est sono così bassi". Da qui
l'idea: mettere intorno a un tavolo sindacati, imprese,
Commissione europea e governi per ragionare sull'introduzione di
un quadro normativo che dia impulso ai contratti collettivi di
settore. "Abbiamo già una quindicina di ministri confermati - ha
annunciato Visentini - da vari esecutivi europei. Ci sarà anche
la commissaria all'Occupazione Thyssen. Per l'Italia prenderemo
contatto con il ministro Luigi Di Maio per sapere se viene".
"In Polonia la produttività è cresciuta il 43% in più dei
salari negli ultimi dieci anni. E il rapporto è molto simile in
Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, nei Paesi baltici", ha
detto Visentini. I governi in realtà sono intervenuti, ma senza
successo: "Questi Paesi - ha spiegato - hanno aumentato il
salario minimo legale del 30% mediamente negli ultimi due anni.
Ma non serve a niente, perché se hai un salario minimo di 3 euro
alzarlo del 30% non risolve il problema. Senza contrattazione
non cresce la scala salariale complessiva, i salari medi non si
modificano".
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: "La fuga di milioni
di giovani lavoratori che cercano un impiego più retribuito
creando un impoverimento totale dei mercati del lavoro a Est e
un problema di dumping e pressioni a Ovest". Tanto che si sta
formando un consenso trasversale. "I governi di questi Paesi,
incluso quello ungherese e quello polacco, ci spingono - ha
raccontato Visentini - per fare questa iniziativa. E quello
bulgaro, che ha la presidenza di turno dell'Ue fino a fine
giugno, ha deciso di ospitare la conferenza". Ma "c'è un forte
interesse anche dai governi francese, tedesco, portoghese,
svedese. Spingono perché ci sia questa convergenza per ridurre
il divario di competitività".
Un altro dei fronti su cui sta lavorando l'Etuc è quello di
una sorta di statuto dei lavoratori europeo. Si tratta della
direttiva "Transparent and predictable working conditions", che
stabilisce una serie di diritti minimi: dalla paga all'orario di
lavoro, alla protezione sociale, alla salute. Nel testo sono
presenti anche alcuni elementi molto simili all'articolo 18, che
intervengono sul licenziamento illegittimo e sulla
compensazione. L'Etuc si sta occupando in particolare di fare in
modo che la nuova direttiva copra anche i lavoratori della gig
economy.
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Aumentare salari nell'Est, sfida del sindacato europeo
Etuc, 'solo così ridurremo il dumping nei Paesi occidentali'