(ANSA) - BRUXELLES, 7 GIU - Nuovo richiamo della Commissione
Ue all'Italia sui ritardi dei pagamenti della pubblica
amministrazione, relativa alla modifica del Codice dei contratti
di aprile 2017 che estende sistematicamente di ulteriori 30
giorni i pagamenti degli appalti pubblici per effettuare
verifiche. La legislazione Ue prevede massimo 30 giorni,
estendibili a 60 in alcuni casi. Bruxelles ha quindi deciso di
inviare un parere motivato all'Italia, seconda tappa di una
procedura d'infrazione. C'è già aperta un'altra infrazione sul
ritardo dei pagamenti della Pa, e che lo scorso dicembre è già
sfociata in un deferimento alla Corte Ue. L'Italia dispone ora
di due mesi per rispondere, altrimenti rischia di essere portata
una seconda volta davanti ai giudici di Lussemburgo.
Tra le modifiche apportate al Codice dei contratti pubblici,
vi è una disposizione che estende sistematicamente di ulteriori
30 giorni i tempi di gestione del pagamento delle fatture per
gli appalti. Le autorità italiane, infatti, sostengono che
questo ulteriore allungamento dei tempi sia necessario ai fini
delle verifiche, anche se già state svolte nel corso delle
diverse fasi di realizzazione delle opere pubbliche. Questa
norma, però, per Bruxelles "si configura come una violazione
della direttiva sui ritardi di pagamento", la quale stabilisce
che "le autorità pubbliche debbano eseguire i pagamenti non
oltre 30 o 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura o,
se del caso, al termine della procedura di verifica della
corretta prestazione dei servizi". La Commissione Ue aveva
quindi aperto una procedura d'infrazione a luglio 2017, inviando
una lettera di messa in mora a cui fa seguito ora, non essendo
stata risolta la controversia, un aggravamento con l'invio di un
parere motivato. L'Italia è nel mirino dell'Ue dal 2014 per
l'applicazione della direttiva, su cui ha ben due procedimenti
aperti.(ANSA).
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Debiti Pa: nuovo richiamo Ue su modifica codice appalti
No a estensione tempi o rischio seconda volta Corte giustizia