(ANSA) - ROMA, 25 GEN - L'attuale politica economica degli
Stati Uniti e in tono minore l'apprezzamento dell'euro, dovuto
in parte "alle dichiarazioni di alcuni soggetti", preoccupano la
Banca Centrale Europea. E quindi anche se la crescita
nell'Eurozona è "robusta", è "ancora presto per cantare
vittoria". Nella prima riunione dell'anno del board Bce a
Francoforte, il presidente Mario Draghi sferra un affondo
all'Amministrazione Trump ed in particolare al Segretario al
Tesoro Usa Steven Mnuchin, pur senza farne il nome, per i suoi
commenti a Davos circa la debolezza del dollaro che "fa bene"
all'economia Usa. "Diversi membri" del board hanno espresso
"preoccupazione" per i recenti segnali che arrivano dagli Stati
Uniti, afferma il numero uno della Bce. "Timori che vanno oltre
il tasso di cambio" e che "riguardano lo stato generale delle
relazioni internazionali in questo momento", spiega Draghi,
avvertendo che "se ciò dovesse portare ad una stretta monetaria
indesiderata e non giustificata, allora saremo costretti a
ripensare la nostra strategia". Quindi lancia la stoccata a
Mnuchin. "Il movimento nei tassi di cambio è dovuto in parte a
fattori endogeni, come il miglioramento dell'economia, e in
parte a fattori esogeni che non sono legati alla comunicazione
della Bce ma a dichiarazioni di altri soggetti", precisa Draghi.
"Un linguaggio che non riflette le condizioni su cui siamo
d'accordo", sottolinea. Il richiamo di Draghi al Segretario al
Tesoro Usa fa il paio con quello del direttore del Fondo
Monetario Internazionale, Christine Lagarde, che alcune ore
prima a Davos aveva chiesto chiarimenti a Mnuchin, ricordandogli
che "il valore del dollaro viene deciso dal mercato". Nel corso
della conferenza Draghi ribadisce per l'ennesima volta che "i
tassi di cambio non sono un obiettivo" della Bce, sebbene "ampi
movimenti possono avere effetti" sulla stabilità dei prezzi ma
"è ancora troppo presto" per valutare l'impatto del supereuro
sull'inflazione. Tuttavia "la recente volatilità nei tassi di
cambio rappresenta una fonte di incertezza che richiede
attenzione", mette in guardia Draghi. E la moneta unica nel
frattempo vola oltre la soglia di 1,25 dollari per la prima
volta da dicembre 2014. Come previsto, nella riunione odierna
Francoforte ha lasciato i tassi fermi, con quello principale a
zero, assicurando che resteranno sui livelli attuali per un
periodo prolungato di tempo e "ben oltre l'orizzonte degli
acquisti netti di attività", ossia del programma di Quantitative
easing (Qe), che da questo mese continuerà al ritmo ridotto di
30 miliardi di titoli acquistati al mese fino a settembre 2018,
o anche oltre se necessario. "Acquisti che non favoriscono
nessun Paese", sottolinea ancora una volta Draghi. "La crescita
dell'Eurozona è robusta, migliore del previsto. Abbiamo rischi
al ribasso legati a fattori globali e ai tassi di cambio ma
questi rischi sono tuttavia ampiamente equilibrati", spiega il
presidente della Bce, invitando però a restare con i piedi per
terra perché "non possiamo ancora cantare vittoria".(ANSA).
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Usa preoccupano Draghi più di euro,non cantare vittoria
Moneta unica vola sopra 1,25.Dura critica a messaggi pro-dollaro