(ANSA) - ROMA, 8 GEN - Ad otto anni dalla grande crisi che
sconvolse il cuore dell'Europa, la Grecia potrebbe finalmente
abbandonare la strada obbligata dei salvataggi internazionali e
riaffacciarsi sui mercati in autonomia. I segnali in arrivo dal
Paese, commissariato dalla Troika, sottoposto per anni a piani
di tagli pesantissimi, obbligato a privatizzazioni straordinarie
e messo socialmente a dura prova, cominciano ad essere
incoraggianti.
Nei primi giorni dell'anno di scambi sui mercati finanziari,
lo spread tra i titoli pubblici nazionali e i decennali tedeschi
è sceso a 336 punti base, il livello più basso dall'inizio del
2010, poco prima cioè dello scoppio della crisi che portò il
Paese sull'orlo del baratro.
Dopo aver raggiunto nel 2012 un picco di 3.440 punti, il
differenziale è oggi inferiore a quello del 23 aprile 2010,
quando l'allora primo ministro George Papandreou annunciò la
necessità di ricorrere al primo salvataggio. Allo stesso tempo,
il tasso di rendimento è sceso al 3,882% avvicinandosi ai
livelli del 2005 e soprattutto cominciando a colmare l'immenso
gap che l'ha finora divisa dai partner Ue.
L'attuale piano di bailout messo a punto con l'Unione
europea, il terzo, scade ad agosto e non è escluso che la Grecia
possa da quel momento in poi cavarsela da sola ed abbandonare la
strada finora obbligata dei salvataggi internazionali. Dopo una
prolungata assenza, alcuni hedge fund hanno non a caso ritrovato
interesse nel Paese, alla ricerca di nuovi possibili
investimenti.
Secondo analisti di HSBC, facendo ricorso ad un programma di
sorveglianza specifico e rafforzato, dopo agosto i titoli greci
potrebbero diventare addirittura idonei a rientrare nel
Quantitative easing della Bce, che li ha visti finora esclusi,
perché potenzialmente troppo rischiosi.
La Grecia sta portando avanti i 'compiti' assegnatele
dall'Europa. Dopo la vendita ai cinesi della China Cosco Holding
di una quota di maggioranza del porto del Pireo, a dicembre ha
ceduto anche il 67% del secondo porto nazionale, quello di
Salonicco. Gli acquirenti sono stati questa volta il fondo di
private equity tedesco Deutsche Invest Equity, Terminal Link e
l'investitore russo di origini greche Ivan Savvidis. Lo Stato ha
incassato circa 232 milioni di euro ma, per rispettare gli
impegni, entro il 2018 le privatizzazioni dovranno fruttare
complessivamente 6 miliardi di euro. Sul piatto ci sono
soprattutto le società pubbliche dell'energia: quelle del gas
(Defsa e l'operatore di rete Depa), l'Hellenic Petroleum e la
Public Power Corporation.
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Grecia, spread ai minimi, si intravede ritorno su mercati
Atene potrebbe chiudere piano aiuti nel 2018