(ANSA) - BRUXELLES, 7 DIC - La Commissione Ue ha deciso di
portare l'Italia davanti alla Corte di giustizia europea per i
"ritardi sistematici" dei pagamenti alle imprese da parte della
pubblica amministrazione. A tre anni dall'apertura della
procedura d'infrazione e dopo un ulteriore avvertimento lo
scorso febbraio, nonostante "gli sforzi fatti" la media dei
tempi dei pagamenti resta secondo Bruxelles a "100 giorni" e
"con picchi che possono essere nettamente superiori". Da qui la
decisione della Commissione Ue di deferire l'Italia alla Corte.
Secondo la direttiva Ue sui ritardi di pagamento le
amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare le merci e i
servizi acquistati entro 30 giorni o, in circostanze
eccezionali, entro 60 giorni dal ricevimento della fattura. La
Commissione Juncker attribuisce una "grande importanza" al
rispetto di questa normativa, e pertanto "persegue una rigorosa
politica di applicazione" anche perché, sottolinea, "la
puntualità dei pagamenti è particolarmente importante per le pmi
che confidano in un flusso di cassa positivo per assicurare la
propria gestione finanziaria, la propria competitività e, in
molti casi, la propria sopravvivenza".
Bruxelles "riconosce" quindi "gli sforzi compiuti dal governo
italiano" in questi anni "per migliorare la situazione in
seguito all'avvio della procedura di infrazione con lettera di
costituzione in mora nel giugno 2014 e il successivo invio del
parere motivato nel febbraio 2017". Ma, evidenzia Bruxelles, "a
più di tre anni dall'avvio della procedura di infrazione le
amministrazioni pubbliche italiane necessitano ancora in media
di 100 giorni per saldare le loro fatture, con picchi che
possono essere nettamente superiori". (ANSA).
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Ritardi sistematici pagamenti p.a.,Italia davanti a Corte Ue
Fatti sforzi ma a 3 anni da infrazione ancora 100 giorni media