(ANSA) - BRUXELLES, 4 FEB - "Una più ampia sospensione di
Schengen e di misure che mettono in pericolo le conquiste del
mercato interno potrebbero potenzialmente avere un impatto
dirompente sulla crescita economica" tanto nell'Eurozona quanto
nella Ue. Lo ha scritto la Commissione europea nelle Previsioni
economiche d'inverno pubblicate oggi. L'allarme è al primo punto
nel capitolo dedicato all'analisi dei rischi, significativamente
intitolato: "I più significativi rischi di ribasso vengono
principalmente dall'ambiente esterno...". Anche perché si
osserva che "la pubblica percezione di un aumentato numero di
rifugiati potrebbe impattare negativamente sulla fiducia
economica e quindi abbassare la dinamica di crescita dei consumi
privati".
Quanto "dirompente" possa essere l'impatto di chiusure
generalizzate e prolungate le previsioni non lo dicono. Il
Commissario per gli affari economici, il francese Pierre
Moscovici, non fa cifre. Oggi si limita a ricordare che la
Commissione "sta lottando per salvare Schengen" perché la sua
fine sarebbe anche "un grande errore economico".
Per vedere il bicchiere mezzo pieno, il francese ricorda che
l'arrivo dei migranti in realtà ha di per sé un impatto
positivo. Valutato, nelle previsioni pubblicate ai primi di
novembre, in un +0.2% del pil per i paesi di transito ed un
+0,5% per quelli di destinazione come la Svezia.
Ma sono le risposte politiche al flusso di rifugiati, la
raffica di reintroduzioni dei controlli (in Germania, Francia,
Danimarca, Austria, Svezia e Norvegia) ad annullare tutti i
benefici. Stretti controlli alle frontiere chiuse significa
lunghe code di Tir, tempi più lunghi per consegne e forniture,
danni al trasporto di merci deperibili.
Fonti della Commissione indicano che l'esecutivo, come prassi
di fronte alle emergenze, avrebbe già una stima segreta
dell'impatto delle sospensioni in atto. La cifra della Ue non è
finora trapelata, ma 'France Strategie', il think-tank ufficiale
del governo francese, ha pubblicato ieri uno studio in cui ha
scritto che "a breve termine" le chiusure avrebbero conseguenze
sul turismo e sui lavoratori transfrontalieri, ma "a più lungo
termine, la generalizzazione dei controlli equivarrebbe ad una
tassa del 3% sul commercio dei paesi dell'area" il cui volume
"si ridurrebbe strutturalmente di una quota fra il 10% ed il
20%". Per la Francia produrrebbe una perdita di "almeno uno
0,5%" del pil nazionale - ovvero oltre 10,5 miliardi di euro -
"cui vanno aggiunti eventuali effetti sugli investimenti
stranieri e la mobilità dei lavoratori". Ma per l'insieme dei
paesi Schengen l'impatto sarebbe "nell'ordine di 0,8 punti del
pil complessivo", una botta "da oltre 100 miliardi di euro".
Oggi nell'introduzione del volume che raccoglie le previsioni
della Commissione per Ue, Eurozona e le singole 28 economie
dell'Unione, l'italiano Marco Buti - direttore generale della Dg
Ecfin, che risponde al vicepresidente Dombrovskis e a Moscovici
- ha scritto che i rischi di peggioramento delle prospettive di
crescita "includono le reazioni politiche alle minacce
dell'immigrazione e alla sicurezza, che potrebbero mettere
ulteriore pressione sul sistema Schengen". Reazioni politiche
che Buti indica sullo stesso piano, ma persino prima della
"incertezze sull'ulteriore messa in atto delle riforme
necessarie da lungo tempo". (ANSA).
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Allarme Ue, crisi Schengen minaccia crescita
"Effetto dirompente" se aumentano reintroduzioni controlli