(ANSA) - BRUXELLES, 26 FEB - Bassa produttività, scarsa
competitività sui mercati esteri, banche più deboli per la crisi
che non molla la sua presa, debito ancora elevatissimo che pesa
sulla crescita: sono alcuni dei principali squilibri che hanno
spinto la Commissione Ue ieri a lasciare l'Italia tra i Paesi
con rischi "eccessivi", che deve correggere a colpi di riforme.
Ma la strada giusta è già imboccata, spiega Bruxelles, come
dimostra l'agenda del Governo a partire da Jobs Act, riforma
delle popolari, della pubblica amministrazione e della
giustizia. Anche se la strada da fare è ancora lunga.
Il giorno dopo la promozione di Bruxelles della legge di
stabilità e l' 'assoluzione' sulla regola del debito, nonostante
non sia calato neanche quest'anno, la Commissione pubblica il
rapporto completo degli squilibri macroeconomici che affliggono
il Paese. Tanto che resta ancora nella categoria dei 'peggiori'
d'Europa, dove da ieri è finita anche la Francia. Per questi
Paesi non ci sono ancora sanzioni - anche se la Commissione
potrebbe farle scattare in qualunque momento - ma c'è un
monitoraggio molto stretto: ogni quattro mesi viene steso un
rapporto specifico che fa lo stato dei progressi sulle riforme.
Per l'Italia i progressi ci sono, perché tutte le riforme
avviate sono state plaudite dalla Commissione nella riunione di
ieri che sostanzialmente le ha dato il via libera su tutti i
fronti per il 2015. Apprezzamenti sono arrivati anche dal
commissario tedesco Gunter Oettinger, che ha portato l'Italia
come esempio 'virtuoso' rispetto alla Francia che invece non ha
seguito la stessa strada, almeno non così in fretta. Nonostante
questo però, gli sforzi da fare sono ancora molti, tanto che
Bruxelles sottolinea come sia "fondamentale" proseguire sul
percorso avviato, "visto il gap di attuazione che l'Italia ha
fatto registrare in passato". Ad esempio, al momento manca "una
riforma completa della p.a.", perché ""manca ancora un decreto
che definisce le modalità della mobilità degli statali, e una
bozza di legge che consentirà al Governo di riorganizzare la
p.a. pende ancora in Senato".
L'Italia ha iniziato a ridurre i suoi squilibri, ma gli
effetti si vedono solo all'orizzonte per ora. La maggiore
responsabile è "la bassa produttività persistente", che pesa "in
particolare il debito pubblico elevato e la debole
competitività", dice il rapporto. A sua volta questo pesa sulla
crescita: "Il pil è sceso ai livelli degli inizi del 2000,
mentre il pil dell'Eurozona è più alto del 10%". Ed è un circolo
vizioso perché "la bassa crescita pesa sulla sostenibilità del
debito elevato".
E anche le banche soffrono: "La crisi protratta ha aumentato
i rischi insiti nello stretto rapporto che le banche hanno con
le aziende nazionali e con il debito sovrano". E' quindi
aumentato anche il livello di crediti deteriorati ma la riforma
delle popolari "potrebbe far partire un processo di
consolidamento".(ANSA).
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Produttività, debito, banche:Italia resta tra sorvegliati Ue
Manca riforma P.a. completa, ma rapporto squilibri loda percorso