(ANSA) - BRUXELLES, 26 GEN - Il giorno dopo la vittoria di
Syriza in Grecia l'Eurozona si trova, per la prima volta, a
dover fare i conti con un futuro diverso da quello che aveva
immaginato per Atene: il nuovo Governo non è più disposto ad
accettare aiuti in cambio di sacrifici, e chiederà un'altra
soluzione per il suo debito. Se Tsipras non ha ancora chiara la
strada da percorrere a Bruxelles, l'Eurogruppo è invece ben
cosciente dei paletti che Atene non potrà superare: no ad una
conferenza sul debito e alla sua cancellazione, e nemmeno ad
eccezioni alle regole di Eurolandia. Sì - se completerà il
programma attuale facendo le riforme che mancano - ad una sorta
di ristrutturazione del debito come quella concessa a Samaras
nel 2012 con un allungamento delle scadenze e una revisione dei
tassi, a cui Berlino si dice aperta. "Non vedo sostegno per una
cancellazione del debito, abbiamo fatto già tanto per alleviarne
il peso, allungando le scadenze e agendo sui tassi, siamo pronti
a discutere con il nuovo governo ma lavorare con l'Eurozona
significa accettarne tutte le condizioni", ha detto il
presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem disposto anche,
"se necessario", a discutere della sostenibilità del debito.
Però, avverte, non prima di aver visto il lavoro della Troika
completato, ovvero la quinta revisione del programma di aiuti
che non è mai finita, congelata in attesa delle elezioni. La
fine del lavoro della Troika è anche il presupposto per
continuare ad avere l'appoggio della Bce. Il presidente Mario
Draghi ha già detto che senza programma non c'è garanzia di
liquidità Bce, quindi niente QE. All'eurogruppo ribadisce che
"senza un'accelerazione delle riforme il programma di acquisti
della Bce non avrà un impatto duraturo sulla crescita". E oggi
ricorda ai greci che la loro situazione sul fronte tasse non è
così drammatica: "La pressione fiscale, contributi sociali
inclusi, al 34,2% nel 2013, era ben al di sotto della media sia
dell'Eurozona che dell'Ue a 28". L'attuale programma di aiuti,
già prorogato una volta, scade il 28 febbraio. L'auspicio Ue è
che Atene chieda una nuova proroga, che sarebbe concessa senza
batter ciglio in cambio del proseguimento delle riforme.
L'estensione le garantirebbe la liquidità necessaria ad onorare
le prossime scadenze sul suo debito: il 20 luglio deve
rimborsare alla Bce 3,5 miliardi di euro e il 20 agosto 3,2.
Dopo il completamento del secondo programma, l'Ue potrebbe
ragionare su un terzo programma o su una linea di credito
agevolata, discorsi già nell'aria prima delle elezioni ma che
ora potrebbero cadere nel vuoto o scontrarsi con le intenzioni
battagliere di Tsipras. Se la Grecia si trovasse scoperta dal
programma di aiuti, non potrebbe nemmeno contare sull'Emergency
Liquidity Assistance della Bce che dà liquidità alle banche, su
cui contano gli istituti greci: dopo il 28 febbraio sarebbe
l'unico modo di finanziamento perché i titoli greci non
sarebbero più validi per operazioni di finanziamento normali. La
strada di una proroga dell'attuale programma, sembra la sola
percorribile al momento. Darebbe anche più tempo alla Grecia per
pensare ad una eventuale ristrutturazione del debito, che
l'Europa sarebbe disposta a discutere: l'Irlanda lo ha già fatto
con successo varie volte - ricorda il ministro delle finanze
Michael Noonan, secondo cui Atene dovrebbe seguire la stessa
strada. Anche perché gli altri Paesi ex programma - Irlanda,
Cipro, Spagna e Portogallo - non accetterebbero condizioni di
favore a cui loro non hanno avuto accesso.(ANSA).
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Nodo debito Grecia.Negoziato con Ue parte in salita
Eurogruppo, no a cancellazione. Draghi, tasse Atene sotto media