(ANSA) - MILANO, 03 OTT - L'Attorney General e ministro della
giustizia nigeriano Mohammed Bello Adoke sulla concessione del
blocco petrolifero Opl 245 aveva parlato di "problematica di
corruzione, ma la cosa era stata autorizzata e non c'era più
nulla da fare per riaffermare la legalità", e a causa di "una
decisione presa dall'alto" con riferimento al presidente
Jonathan Goodluck, "non si sarebbe più aperto un procedimento".
E' uno dei passaggi della testimonianza resa dal capo dell'unità
degli ispettori di Scotland Yard che si occupa di corruzione
internazionale convocato oggi in aula Milano nel processo con al
centro il caso Eni/Shell-Nigeria, a carico dell'attuale numero
uno di Eni Claudio Descalzi, il suo predecessore Scaroni, le
stesse Eni e Shell, e altre 11 persone.
L'ispettore, citato dal procuratore aggiunto Fabio De
Pasquale e dal pm Sergio Spadaro, ha riferito le parole del
'numero due' del governo nigeriano, in un incontro avvenuto
nella seconda metà del 2013 nell'ufficio del politico dove era
stato convocato. Incontro che aveva messo il teste in una
"situazione di disagio", nel quale aveva preso appunti su un
taccuino di tutto quanto accaduto, anche perchè il suo
interlocutore era un "sospettato" ma non indagato. (SEGUE)
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Eni: Nigeria; detective, da alte sfere no a indagini su Opl
Ispettore GB, ministro parlò di corruzione ma niente inchiesta