(ANSA) - BRUXELLES, 8 DIC - La Commissione europea ha "deciso
di adire la Corte di giustizia europea presentando un nuovo
ricorso contro l'Italia" per "la mancata applicazione integrale
della sentenza del 2012" della stessa Corte Ue. Le autorità
italiane, secondo l'esecutivo europeo, devono ancora "vigilare
affinché in 80 località sulle 109" interessate da quella
sentenza "le acque reflue urbane siano raccolte e trattate in
modo adeguato, al fine di prevenire gravi rischi per la salute
umana e l'ambiente".
La Commissione europea giustifica la sua decisione di
deferire nuovamente l'Italia alla Corte di giustizia europea in
quanto "a distanza di quattro anni dalla prima sentenza la
questione non è ancora stata affrontata in 80 località, che
contano oltre 6 milioni di abitanti. Le regioni interessate sono
prima di tutto la Sicilia (51 località non a norma), poi la
Calabria (13), la Campania (7), la Puglia (3), la Liguria (3),
il Friuli Venezia Giulia (2) e l' Abruzzo (1).
La mancanza di adeguati sistemi di raccolta e trattamento in
questi 80 zone - afferma la Commissione Ue - "pone rischi
significativi per la salute umana, le acque interne e l'ambiente
marino".
Infatti, secondo quanto prevede la direttiva europea (la 271
del 1991), gli Stati membri sono tenuti ad assicurarsi che
città, centri urbani e altri insediamenti raccolgano e trattino
in modo adeguato le proprie acque reflue urbane. Quelle non
trattate possono essere contaminate da batteri e virus nocivi e
rappresentano pertanto un rischio per la salute pubblica. Tra
l'altro - sottolinea Bruxelles - contengono nutrienti come
l'azoto e il fosforo, che possono danneggiare le acque dolci e
l'ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che
soffocano le altre forme di vita. (ANSA).
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Acque reflue: rischi in Italia, nuovo ricorso Ue a Corte
Commissione chiede sanzioni per mancata esecuzione sentenza 2012