(ANSA) - BRUXELLES, 26 MAR - L'Italia rischia di dover
rispondere davanti alla Corte di giustizia Ue della mancanza di
sistemi per un adeguato trattamento delle acque reflue in ben
817 comuni. La Commissione europea ha inviato oggi a Roma un
parere motivato - ultimo passo della procedura d'infrazione
prima del deferimento alla Corte - in cui chiede all'Italia di
adottare al più presto adeguate misure per porre rimedio a
questa situazione. Altrimenti a pronunciarsi sulla vicenda -
avverte Bruxelles - sarà la Corte.
Tra gli agglomerati urbani al centro dell'azione avviata
dalla Commissione Ue figurano Roma, Firenze, Napoli e Bari.
"Alcuni - si legge nella nota diffusa da Bruxelles - non
rispettano inoltre l'obbligo di applicare un trattamento più
rigoroso agli scarichi in aree sensibili. Sono interessati una
ventina di enti locali tra regioni e province autonome: Abruzzo,
Basilicata, Bolzano, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli
Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte,
Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trento, Umbria, Valle
d'Aosta e Veneto".
La procedura contro l'Italia si basa sulla normativa Ue che
obbliga le città a raccogliere e a trattare le acque reflue
urbane in quanto le acque non trattate rappresentano un rischio
per la salute dell'uomo e inquinano i laghi, i fiumi, il suolo e
le acque costiere e freatiche. Secondo la legislazione europea,
ricorda Bruxelles, entro il 2005 doveva essere introdotto un
trattamento secondario per tutte le acque reflue provenienti da
agglomerati con un numero di abitanti compreso tra 10000 e 15000
e per gli scarichi in aree sensibili, quali acque dolci ed
estuari, provenienti da agglomerati con un numero di abitanti
compreso tra 2000 e 10000. Tale scadenza era il 2000 per tutti
gli scarichi provenienti da agglomerati con un numero di
abitanti equivalenti superiore a 15000.
Un trattamento più rigoroso doveva poi essere adottato entro
il 1998 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con un
numero di abitanti pari o superiore a 10000 e immessi in aree
sensibili e nei relativi bacini drenanti.
Nell'ambito della procedura d'infrazione in corso, all'Italia
viene inoltre contestato di non rispettare l'obbligo di
eliminare il fosforo e l'azoto dagli scarichi in 32 aree
sensibili.
"Gli scambi di informazioni con l'Italia - sottolinea la
Commissione nella sua nota - hanno confermato l'esistenza di
violazioni sistematiche degli obblighi Ue. La Commissione ha
pertanto emesso un parere motivato e se non verranno adottate
misure concrete per ovviare al più presto a tali carenze,
potrebbe adire la Corte di giustizia dell'Unione europea".
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Mancano troppi depuratori, ultimatum Ue a Italia
Governo rischia deferimento a Corte giustizia