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Italia alla Corte Ue per la seconda volta su acque reflue

Rischia ammenda per violazione prolungata delle norme del 1991

Italia alla Corte Ue per la seconda volta su acque reflue

Redazione Ansa

BRUXELLES - Bruxelles porta l'Italia per la seconda volta in Corte di Giustizia Ue per le carenze in materia di trattamento delle acque di scarico urbane, con il rischio di sanzioni pecuniarie. La procedura di infrazione era scattata nel 2009 e già nel 2014 la Corte aveva stabilito che l'Italia aveva violato gli obblighi previsti dalle norme Ue su fogne e depuratori, adottate nel 1991.

La Corte aveva deliberato sulla base di 41 centri urbani fuori norma. Ad oggi, "nonostante i significativi progressi compiuti - scrive in una nota la Commissione europea - in cinque agglomerati le acque reflue urbane non sono ancora trattate adeguatamente". Nel maggio 2018, la Commissione ha inviato a Roma una lettera di costituzione in mora, ma nel frattempo "nessun progresso è stato compiuto nei cinque agglomerati, uno in Val d'Aosta e quattro in Sicilia", spiega la Commissione europea.

"In base alle informazioni trasmesse dalle autorità italiane - prosegue l'Esecutivo Ue - la piena conformità alla sentenza 2014 non sarà raggiunta prima del 2027", ma "l'Italia avrebbe dovuto garantire la conformità alla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane dal 31 dicembre 1998". Il secondo deferimento alla Corte può comportare ammende.

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