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Bruxelles punta a rivedere le regole sulle crisi bancarie: focus su medio-piccoli istituti

Il piano mira a limitare gli interventi realizzati con denaro pubblico

Bruxelles punta a rivedere le regole sulle crisi bancarie: focus su medio-piccoli istituti

Redazione Ansa

BRUXELLES, 18 APR - La Commissione Ue rivede le regole sulle crisi bancarie con un focus sugli istituti medio-piccoli, cercando di limitare interventi realizzati spesso con denaro pubblico evitando la procedura di risoluzione. Le misure mirano a preservare la stabilità finanziaria per evitare il rischio di contagi facilitando un uso preferenziale dei sistemi di garanzia dei depositi, dopo che nella banca in crisi e comunque avviata alla risoluzione sono già state esaurite le capacità interne di assorbimento delle perdite. Si rafforzano le regole per la protezione dei depositi.

"Nel complesso, l'Unione bancaria è stata un successo, il settore bancario dell'Ue è forte e in buona forma e ha rafforzato in modo sostanziale la sua capacità di resistenza". Lo ha detto il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis, presentando alla stampa la riforma delle regole sulle crisi bancarie. "Il sistema dell'Ue funziona bene, con regole forti che consentono alle autorità nazionali di gestire efficacemente le crisi bancarie", ha aggiunto il lettone.

"Vediamo spesso le autorità nazionali utilizzare il denaro dei contribuenti per affrontare un fallimento incombente, invece delle risorse interne delle banche e delle reti di sicurezza finanziate dal settore: significa che il sistema di risoluzione istituito nell'ambito dell'Unione bancaria non viene utilizzato appieno come previsto". Dombrovskis ha sottolineato l'intenzione di "ampliare il campo di applicazione della risoluzione delle crisi, per far sì che un maggior numero di banche in fallimento possa essere risolto in modo efficace, anziché essere gestito al di fuori del sistema europeo".

Nella revisione delle regole bancarie sulla gestione delle crisi e garanzia dei depositi (Cmdi) il sistema italiano guarda con particolare attenzione ai requisiti minimi di fondi propri e passibilità ammissibili nella risoluzione (Mrel) per il possibile impatto sulle banche medio-piccole. Nella riforma la Commissione Ue ribadisce che il Mrel (all'8% dei fondi propri) è la prima linea di difesa per garantire risorse interne sui costi del fallimento. Prevede però che nella risoluzione si possa ricorrere anche ai sistemi nazionali di garanzia dei depositi (come il Fitd italiano) come 'ponte' per soddisfare la condizione dell'8% ad alcune condizioni: in caso di potenziale instabilità finanziaria, in cui la banca ad esito della procedura esca dal mercato, e che l'importo dell'intervento sia limitato, in modo di proteggere i fondi del sistema di garanzia dei depositi.

La Banca centrale europea e il Single resolution board accolgono "con favore" le proposte legislative della Commissione europea per il quadro di gestione delle crisi bancarie e di assicurazione dei depositi. "Le modifiche legislative proposte sono considerate un passo avanti importante e pragmatico", affermano in una nota. "Negli ultimi dieci anni, l'Europa ha già compiuto progressi significativi nell'istituzione di un quadro solido per gestire le banche in difficoltà finanziarie e i fallimenti bancari. Un ulteriore passo avanti è per noi molto gradito", hanno dichiarato Luis de Guindos e Andrea Enria, rispettivamente vicepresidente e presidente del Consiglio di vigilanza della Bce.

"Le proposte legislative consentiranno alle autorità di gestire le crisi bancarie in modo più efficiente e armonizzato e rappresentano quindi un passo importante verso il completamento dell'Unione bancaria". Le proposte "chiariscono l'ambito di applicazione di una risoluzione in relazione alle procedure di liquidazione nazionali" e "migliorano il nostro kit di strumenti per gestire i fallimenti bancari in modo da proteggere efficacemente le funzioni critiche e i cittadini", ha dichiarato Dominique Laboureix, presidente del Srb. "In futuro, sarà fondamentale assicurarsi che, nel corso del processo legislativo, le diverse parti del quadro di riferimento continuino a formare un insieme coerente".

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