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Ue lima le sanzioni, dubbi su attuazione price cap a petrolio

Domani nuovo round su sanzioni, Ue punta a ok entro venerdì

Ue lima sanzioni, dubbi su attuazione price cap a petrolio

Redazione Ansa

BRUXELLES -  E' prevista per domani sera una nuova riunione dei Rappresentanti dei 27 (Coreper), sull'ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia. L'incontro del Coreper del pomeriggio, infatti, non si è concluso con un'intesa anche se, si apprende da fonti europei, "dei progressi" nel dibattito sono stati registrati. Il nodo è rappresentato soprattutto dal price cap al petrolio, sul quale l'Ungheria, ma anche Malta, Cipro e Grecia hanno espresso perplessità. La Presidenza ceca dell'Ue, tuttavia, vuole mantenere una tempistica rapida nell'approvazione del pacchetto: si punta, infatti, ad un primo accordo sulle nuove sanzioni prima del vertice informale dei leader Ue che si terrà a Praga il 7 ottobre.  

Il primo round nel dibattito sul nuovo pacchetto di sanzioni anti-russe proposto dalla Commissione Ue è stato il tema sul tavolo della riunione del Coreper questa mattina, con particolare attenzione al punto del price cap al petrolio. Nel pomeriggio il Coreper è tornato a riunirsi ma non è arrivata la fumata bianca sul pacchetto.

Diversi Paesi membri, a quanto si apprende, non hanno espresso contrarietà in linea di principio alla misura ma hanno infatti chiesto tempo per approfondimenti tecnici sul price cap al petrolio che la Commissione ha proposto per il greggio esportato dall'Unione a Paesi terzi. Tra i Paesi più scettici c'è, come già preannunciato da Budapest nei giorni scorsi, l'Ungheria. Uno dei punti su cui il governo di Viktor Orban ha insistito è una "deroga per il commercio regionale" che consentirebbe all'Ungheria di riesportare nei Paesi vicini dell'Ue il petrolio russo che continua a ricevere (con l'esenzione all'embargo al petrolio in arrivo via oleodotto) e di lavorarlo nelle raffinerie.

La preoccupazione della Commissione è che questo possa dare all'Ungheria un vantaggio sleale nel mercato unico. Ma tra i Paesi che hanno manifestato perplessità ci sono anche Cipro, Malta e Ungheria. In questo caso i timori sono legati al trasporto marittimo del petrolio: con un price cap imposto alle loro flotte di petroliere il rischio è che lo stesso divieto sia imposto anche da altri importanti Paesi di navigazione, come la Turchia, l'India e l'Indonesia.

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