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Corte conti Ue boccia piano REPowerEu della Commissione

Solo 20 mld di finanziamenti aggiuntivi reali invece di 210

RePowerEu,tetto a prezzi gas solo se stop totale forniture

Redazione Ansa

BRUXELLES - E' una sostanziale bocciatura quella arrivata oggi dalla Corte dei conti Ue nei confronti del piano REPowerEU presentato a metà maggio dalla Commissione europea per accelerare la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili provenienti dalla Russia e aumentare la resilienza del sistema energetico Ue. Secondo l'analisi condotta dalla Corte, dei 210 miliardi di finanziamenti aggiuntivi che la Commissione stima verrebbero attivati dal REPowerEU, quelli che saranno direttamente e realmente resi disponibili dal piano saranno solo 20 miliardi.

Il resto degli investimenti previsti, si legge nel documento, "sono al di fuori del controllo della Commissione e dipendono dalla volontà degli Stati membri di utilizzare i restanti prestiti del Recovery e Resilience Facility (RRF) o di stornare fondi da altre politiche dell'Ue, in particolare da quelle per la coesione e lo sviluppo rurale". Di conseguenza, avverte la Corte, l'importo totale dei finanziamenti effettivamente disponibili potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno d'investimento stimato. "L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha acceso i riflettori sulla nostra dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone, e l'Ue doveva assolutamente agire e rispondere rapidamente alle aumentate preoccupazioni in materia di sicurezza energetica", ha osservato Ivana Maletic, il membro della Corte responsabile per il parere.

"Ma la Corte - ha aggiunto - è dell'avviso che REPowerEU, nella sua forma attuale, potrebbe non riuscire ad individuare ed attuare rapidamente progetti strategici dell'Ue aventi un impatto massimo ed immediato sulla sicurezza e l'indipendenza energetiche dell'Unione. Un rischio, quello evidenziato da Meletic, alimentato da una "una serie di incongruenze" riscontrate dalla Corte nella concezione del piano REPowerEU. Incongruenze derivanti soprattutto dalle presunte sinergie tra il piano stesso, incentrato sull'Unione nel suo complesso, e il RRF, ovvero lo strumento alla base dei Pnrr e quindi declinato sulla base di progetti nazionali. Tutti elementi che, a giudizio della Corte, potrebbero limitare fortemente il finanziamento di progetti transfrontalieri e di quelli con il maggior potenziale per contribuire alla sicurezza e all'indipendenza energetica dell'Ue.

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