(ANSA) - BRUXELLES, 22 DIC - La flessibilità introdotta da
Bruxelles ha portato più risorse al settore sanitario. Ora sta
all'Italia spenderle bene
Nella fase iniziale della pandemia l'Italia ha potuto trasferire
1,57 miliardi di euro di finanziamenti europei dove ce n'era più
bisogno: il settore sanitario. Una iniezione aggiuntiva di
risorse resa possibile dalla nuova flessibilità della politica
di Coesione europea.
È quanto emerge dall'analisi sui fondi europei dedicati al
contrasto dell'emergenza sanitaria condotta per conto dell'ANSA
dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa nell'ambito del
progetto "Cohesion Matters".
Se si guarda alle riassegnazioni del Fondo di sviluppo regionale
(Fesr) e del Fondo sociale (Fse), il Lazio è quello che ha
ricevuto di più, circa 225 milioni di euro. Seguono Lombardia,
Campania, Piemonte, Emilia-Romagna e Sicilia.
La natura eccezionale dell'emergenza sanitaria ha infatti
"richiesto la predisposizione di specifiche misure collettive,
atte a limitare la diffusione del virus e a fronteggiare le
conseguenze socio-economiche della pandemia", scrivono i
ricercatori.
Dalle analisi condotte dagli esperti della S.Anna, risulta che
l 'Italia si è posizionata al primo posto in Europa per quanto
riguarda le allocazione di risorse ai laboratori (di cui hanno
beneficiato soprattutto le strutture calabresi). Il nostro Paese
figura al primo posto nell'Ue anche per il numero di test
diagnostici acquistati (più di 4 milioni, di cui oltre 2 milioni
in Emilia-Romagna e quasi 1,7 in Sardegna). Inoltre, 27 milioni
di euro sono stati riallocati dall'Italia sotto forma di grant
per la ricerca e in materia di Covid-19 (di cui 20 milioni in
Calabria e 7 in Lombardia).
L'Italia è pure la prima beneficiaria dello strumento React-Eu,
creato nell'ambito del piano Next Generation Eu, dopo la Spagna.
Ha già ricevuto 11 miliardi di euro (in prezzi 2018) e ne
riceverà altri 3. Per quanto riguarda la salute dei cittadini,
le priorità saranno l'acquisto dei vaccini, l'assunzione a tempo
determinato di personale sanitario e l'accesso alla formazione
specialistica per i laureati in medicina.
C'è poi il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr),
definitivamente approvato da Bruxelles lo scorso 13 luglio, che
prevede lo stanziamento di 191 miliardi di euro in totale. Tra
le varie azioni previste, quella per la salute prevede migliori
infrastrutture locali, innovazione e digitalizzazione per una
spesa totale di 16 miliardi di euro.
L'indagine condotta dai ricercatori della S.Anna sottolinea che,
nonostante i tanti miliardi investiti negli ultimi 20 anni,
restano forti disparità regionali. Perciò, secondo la bozza
della ripartizione regionale dei fondi del Pnrr presentata a
novembre, alle regioni del Sud viene destinato almeno il 40% del
totale delle risorse. La sfida si preannuncia ancora più grande
perché la spesa va portata a termine in cinque anni.
"Durante l'emergenza sanitaria, l'Ue ha assunto un nuovo ruolo
in campo sanitario", scrivono i ricercatori. Ora il testimone
passa quindi all'Italia che, come gli altri Stati membri, grazie
ai fondi europei potrà superare le "vulnerabilità dei sistemi
sanitari del continente, messe in evidenza dalla pandemia in
atto". Sempre che il nostro Paese riesca a spendere presto e
bene le risorse a disposizione (ANSA).
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