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L'Ue apre a controlli confini dentro Schengen fino a due anni

Amendola, nessun allarme di Roma su proposta Ue su Schengen

Ue apre a controlli confini dentro Schengen fino a 2 anni

Redazione Ansa

BRUXELLES - In casi eccezionali ma "prevedibili" ogni Stato membro può reintrodurre controlli ai confini all'interno dell'area Schengen "per un periodo di massimo due anni". E' quanto prevede la proposta di modifica del Codice Schengen approvata dalla Commissione Ue, che si focalizza tra l'altro sul dossier dei movimenti secondari dei migranti.

Il Paese membro deve "giustificare la proporzionalità e necessità della sua azione tenendo in considerazione l'impatto sulla libertà di circolazione", si legge nella proposta. L'articolo 25 del Codice Schengen al momento limita la reintroduzione dei controlli per eventi "prevedibili" a massimo 6 mesi.

La proposta, impattando sull'articolo 28 del Codice Schengen, disciplina la possibilità di reintrodurre i controlli ai confini nell'area Schengen anche per i cosiddetti "eventi imprevisti". In questo caso il Paese membro può agire "unilateralmente" per un periodo limitato ai tre mesi. Per quanto riguarda gli eventi prevedibili lo Stato membro, dopo sei mesi, deve notificare qualsiasi proroga della reintroduzione dei controlli alla Commissione accompagnandola da una valutazione del rischio. Dopo un periodo di 18 mesi l'esecutivo Ue è chiamato inoltre ad esprimere un parere sulla necessità e proporzionalità della reintroduzione dei controlli.

Nella proposta la Commissione si fa "promotrice" di misure alternative alla reintroduzione dei controlli, come il rafforzamento del pattugliamento delle forze dell'ordine nelle aree di confine. Con l'obiettivo di affrontare l'ingresso irregolare di persone la Commissione invita gli Stati membri a rivedere - o firmarne di nuovi - gli accordi bilaterali stipulati tra Paesi garantendo che saranno "complementari" al Patto di Migrazione e Asilo al quale Bruxelles sta lavorando. La proposta va ad esaminare anche i cosiddetti "attacchi ibridi" assicurando una serie di deroghe ai Paesi che rappresentano il confine esterno dell'Unione. Tra queste figurano l'aumento della sorveglianza di confine e la riduzione degli accessi di frontiera.

"Gli spostamenti secondari" dei migranti all'interno dell'Unione europea "sono un'enorme sfida. Abbiamo Stati membri come Austria, Belgio, Paesi Bassi e anche altri che sono travolti, con altissimi numeri di richiedenti asilo provenienti da spostamenti secondari. Dobbiamo intervenire in modo più incisivo". Lo ha detto la commissaria europea per gli Interni, Ylva Johansson, presentando la proposta. "Sarà più facile risolvere questa sfida nel quadro del Patto per la migrazione e l'asilo", ha evidenziato.

Nelle sue proposte odierne, Bruxelles introduce una modifica all'art. 25 del Codice, specificando che un Paese può imporre controlli alle frontiere interne per via di movimenti non autorizzati di cittadini di Paesi terzi su vasta scala che mettano a repentaglio il funzionamento dello spazio di Schengen. "La misura comunque deve essere di ultima istanza", ha precisato la commissaria.

"Il testo della Commissione" sul Codice Schengen "è abbastanza diverso dalle anticipazioni lette sulla stampa. L'attivazione della chiusura dei confini è dovuta solo a casi emergenziali, relativi a fenomeni ben individuati. E' una direttiva che negozieremo ma non c'è quell'allarme su una preponderanza dei movimenti secondari su quelli primari". Lo ha detto il sottosegretario agli Affari Ue Enzo Amendola a margine del Consiglio Affari Generali. "La cooperazione tra le forze di polizia già avviene", sottolinea Amendola spiegando che la direttiva va analizzata nel contesto di un Patto di Migrazione Asilo che deve andare avanti.

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