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Corte Ue conferma stop a norme su magistrati in Polonia

Giudici ribadiscono primato diritto Ue su quello nazionale

European Court of Justice procedure over independence of Polish judges

Redazione Ansa

BRUXELLES -  La Corte Ue ha respinto la richiesta della Polonia di revocare l'ordinanza del 14 luglio 2021, che prevede l'immediata sospensione dell'applicazione delle norme relative in particolare alle competenze della camera disciplinare della Corte suprema. Quest'ultima, istituita nel 2017, è composta da giudici selezionati dal Consiglio nazionale della magistratura, il quale, a sua volta, è composto anche da 15 membri eletti dal Sejm, la camera bassa del Parlamento polacco. Sulla questione è pendente un ricorso per inadempimento, proposto dalla Commissione Ue dinanzi alla Corte europea di giustizia lo scorso aprile. In attesa della sentenza definitiva, l'Esecutivo europeo aveva chiesto ai giudici di Lussemburgo di sospendere il funzionamento della camera disciplinare, sostenendo che le norme non garantivano l'indipendenza e l'imparzialità dei suoi giudici.

L'ordinanza della Corte di giustizia del 14 luglio, che ha accolto la richiesta di Bruxelles, è stata oggetto di un nuovo ricorso da parte di Varsavia che ne ha chiesto la revoca sulla base di una sentenza della Corte costituzionale polacca, alla luce della quale l'ordinanza sarebbe contraria all'ordine costituzionale del Paese. Tale sentenza, ha affermato la Corte Ue nell'ordinanza odierna, non costituisce un mutamento di circostanze atto a rimettere in discussione le valutazioni del giudice europeo, ricordando che "in forza del principio del primato del diritto dell'Ue, il fatto che uno Stato membro possa invocare disposizioni di diritto nazionale, ancorché di natura costituzionale, non può pregiudicare l'unità e l'efficacia del diritto dell'Unione".

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