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Unione Mediterraneo, 25 anni dopo lavoro su giovani e clima

Kamel: covid e cambiamenti climatici no confini, impariamo

Unione Mediterraneo, 25 anni dopo lavoro su giovani e clima

Redazione Ansa

BRUXELLES - "Celebriamo i 25 anni dall'inizio del processo di Barcellona, valutando tutti i passi avanti nel lavoro comune dei Paesi del Mediterraneo, ma anche quello che è mancato quello che possiamo rafforzare nei prossimi anni". Così Nasser Kamel, segretario generale dell'Unione per il Mediterraneo (Ufm), raccontando la due giorni che fanno il punto sul processo lanciato nel 1995 a Barcellona e rafforzato dal 2008 con la nascita dell'Ufm. "Abbiamo lavorato - ha spiegato - con i rappresentanti olitici di alto livello ma anche con la società civile che ha un ruolo importante nella partnership euromediterranea, e con gli stakholder imprenditoriali. Siamo partiti proprio con le 25 iniziative proposte dalla società civile su clima, ambiente, acqua, inclusione sociale, creazione di posti di lavoro, rafforzamento delle donne e dei giovani sul mercato del lavoro". Kamel ha sottolineato che uno sguardo al presente e al futuro non può prescindere dalla pandemia: "che sta gravemente colpendo le economie sull'export, sul turismo e sulle opportunità per i giovani. Ci sta spingendo in una nuova era ricordandoci la necessità di cooperare tra stati, perché la pandemia non conosce confini e quindi serve una risposta comune da cui dipenderà come la regione mediterranea si riprenderà".

Il Forum dell'Ufm si svolge a Barcellona con interventi online da tutta l'area Med e dall'Europa del nord. Dopo la prima giornata dedicata al contributo della società civile, la seconda è dedicata ai rappresentanti politici a partire dal contributo di Olivér Várhelyi, commissario per l'allargamento e il vicinato della Commissione Europea, da cui ci si attende una nuova visione della cooperazione euromediterranea, su cui l'Ufm è fiduciosa: "Da Bruxelles - spiega Kamel - ci hanno mostrato che c'è una forte comprensione dell'importanza dei Paesi del sud, per migliorare l'economia, la sicurezza in tutte le sponde. Investire nei Paesi del sud creerà nuove strategie per entrambe le sponde del med. E c'è anche uno sguardo più specifico: i Paesi del nord Europa hanno capito che dipendere dalla Cina non è la migliore opzione goepolitica, e hanno un maggiore interesse a traferire produzioni nell'Est europeo e al Sud. La politica di vicinato Ue ora ha un programma specifico per il Sud, non più accomunato all'Est europeo, e questo aumenterà gli investimenti in infrastrutture, sostegno alla digitalizzazione e alle start up su cui anche noi dell'Ufm stiamo lavorando per nuove opportunità di lavoro per i giovani e le donne".

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