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Brexit, terremoto nel governo, via in 4. Tory pronti a sfiduciare May

La premier: 'Non è stato facile, ma è la scelta migliore'

Theresa May

Redazione Ansa

Perde i pezzi il governo May. A poche ore dal via libera all'intesa, arrivano delle dimissioni in serie dal governo:
lasciano il ministro per la Brexit Raab, la sottosegretaria alla Brexit Suella Braverman, la ministra del lavoro Esther McVey, 'brexiteer' convinta, e il sottosegretario britannico per l'Irlanda del Nord, Shailesh Vara. La sterlina è in caduta libera. E la premier May avverte: 'La Brexit ci sarà, un nuovo referendum è escluso'. Attacca il leader laburista Corbyn: 'Intesa flop, non ha consenso nel Paese'. Critiche arrivano dagli unionisti nordirlandesi del Dup: 'Promesse violate'. E dal fronte interno un deputato conservatore chiede una mozione di sfiducia contro May.

 

Theresa May difende l'intesa raggiunta con l'Ue come una scelta fatta "nell'interesse nazionale", affermando che essa garantirà l'uscita dall'Ue nel Regno "nei tempi previsti" e che l'unica alternativa sarebbe "un no deal" o "nessuna Brexit". Si dice quindi decisa ad andare avanti malgrado le dimissioni di alcuni ministri del suo governo. La premier nota che il negoziato ha comportato "scelte difficili" ed esprime "rispetto" per le decisioni di Dominic Raab e di chi s'è dimesso, ma afferma di non condividerle.

 

L'intesa sulla Brexit concordata con l'Ue è la migliore negoziabile "nell'interesse nazionale", ha ripetuto la premier ai Comuni, ammettendo che la soluzione indicata per garantire un confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord può suscitare perplessità, ma che sarebbe stato "irresponsabile" rifiutarla. May ha insistito che l'obiettivo è evitare l'entrata in vigore del meccanismo di salvaguardia del backstop, sostenendo tuttavia che non sarebbe stato possibile escluderlo come clausola da alcun tipo di accordo.

 

Il governo britannico "non intende prepararsi" allo scenario di "una no Brexit" perché ritiene sia "suo dovere attuare il mandato" referendario stabilito dal popolo nel giugno 2016. Così Theresa May in risposta al leader liberaldemocratico, Vince Cable, che ai Comuni è tornato a invocare oggi l'opzione di un secondo referendum in alternativa all'accordo proposto da May o a un 'no deal'. Alternativa che la premier ha invece respinto di nuovo categoricamente replicando anche alla deputata Tory filo-Ue Anna Soubry.

 

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