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Debiti P.a: Ue incalza Italia, avanti con infrazione

Interventi entro entro due mesi o rischio Corte giustizia

Redazione Ansa

BRUXELLES - La Commissione Ue, dopo due anni di 'tregua' in cui aveva messo in 'stand by' la procedura d'infrazione contro l'Italia per i ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione, ha deciso ora di passare alla seconda fase perchè, nonostante i leggeri miglioramenti registrati, il nostro resta il Paese con i tempi più lunghi tra i 28. Con l'invio di un parere motivato, l'Italia ha ora due mesi di tempo per rimediare o corre il rischio di essere deferita alla Corte di giustizia Ue.

 

La Commissione Ue aveva aperto una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia sotto l'allora commissario Antonio Tajani, nel giugno 2014. Il governo italiano aveva successivamente preso provvedimenti che avevano portato nel settembre successivo il commissario Ferdinando Nelli Feroci a mettere l'Italia sotto 'monitoraggio' mettendo in 'stand by' l'avanzamento dell'infrazione in attesa di vedere eventuali miglioramenti nei tempi dei pagamenti. Ancora a fine agosto 2016 un rapporto di Bruxelles, che faceva riferimento ai dati 2011-2014 di Intrum Justitia, mostrava che l'Italia era il Paese con il miglioramento più significativo dei tempi avendoli ridotti di 15 giorni ma nonostante questo restava maglia nera tra i 28 con pagamenti a 144 giorni (dato 2015), ben al di sopra dei 30-60 previsti dalla direttiva entrata in vigore nel marzo 2013.

 

La Commissione Ue, oltre all'Italia, ha chiesto di agire anche a Grecia (lettera complementare di messa in mora), Spagna e Slovacchia (lettera di messa in mora) per ragioni diverse, mentre ha chiuso l'infrazione nei confronti del Portogallo. "Chiedendo agli stati membri di rispettare le regole sul ritardo dei pagamenti, proteggiamo le imprese e aiutiamo la competitività dell'Ue", ha dichiarato la commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska.

 

"La Commissione crede che le misure già prese dall'Italia per combattere i ritardi dei pagamenti l'abbiano messa sul binario giusto", e con la seconda tappa della procedura d'infrazione odierna "incoraggia l'Italia a aumentare e rafforzare gli sforzi già in corso e a fare passi ulteriori per assicurare il pieno rispetto delle scadenze dei pagamenti" previste dalla direttiva Ue in materia. E' quanto ha sottolineato un portavoce della Commissione Ue all'ANSA per spiegare la decisione presa oggi a distanza di due anni dalla messa in 'stand by' della procedura d'infrazione. Sebbene l'Italia sia in prima fila tra i Paesi Ue per combattere il problema e abbia già preso misure efficaci, la situazione dal punto di vista di Bruxelles non è migliorata con la rapidità che si aspettava. Alla luce dei tempi italiani attuali per i pagamenti, il massimo di 30-60 giorni fissato dalle regole Ue sembra essere per l'Italia una sfida considerevole. Da qui l'invito della Commissione a prendere misure ulteriori e ad applicarle in modo rigoroso e coerente.

 

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